Quali sono i trend del 2024 per l’e-commerce? 

In vista del 2024 le aziende sono orientate ai prossimi obiettivi di crescita, e le strategie per fidelizzare la clientela ed espandere il raggio d’azione commerciale si accompagnano a una predisposizione accurata dei canali online.
Per essere pronti a cogliere tutte le opportunità dell’e-commerce Calicantus offre una panoramica sui maggiori trend italiani e internazionali dell’anno che sta per iniziare. Il primo, è la consegna in 24h, cruciale per mantenere un alto vantaggio competitivo. Il secondo, essere presenti all’interno di Marketplace con schede prodotti ricche di immagini e dettagli, per sfruttare in modo efficiente il potenziale di mercati online.

Ma nell’arco dei prossimi mesi ci si aspetta anche un significativo aumento del Social Commerce, con nuove opportunità per coinvolgere e incrementare la base clienti.

Intelligenza artificiale generativa e Realtà aumentata

AI e apprendimento automatico, poi, stanno trasformando radicalmente l’e-commerce. Il potenziale della Realtà Aumentata poi è immenso, e nel 2024 le aziende che la incorporeranno nelle strategie di e-commerce otterranno un vantaggio competitivo significativo.
Mediante l’AI generativa, poi, la funzionalità legata alle Ricerche Vocali sarà decisamente potenziata per rendere la Customer Experience più coinvolgente e con un approccio conversazionale.
Ma quando l’e-commerce ha volumi di vendita importanti, diventa fondamentale implementare un Sistema di Gestione degli Ordini (OMS), in grado di orchestrare tutte le fasi secondo una customer experience eccellente.

Puntare su servizi in abbonamento e transazioni B2B

Non sono da meno i servizi in abbonamento, tendenza destinata a proseguire anche nel 2024. Per un lancio di successo, è cruciale implementare un sistema di gestione abbonamenti user-friendly, perché adottando i servizi in abbonamento si aprono opportunità per coltivare relazioni durature con i clienti e generare entrate ricorrenti.
Anche le transazioni B2B si sposteranno sempre più online, rendendo necessario un cambiamento nel modo in cui le aziende interagiscono con i Buyer.

Secondo Wunderman Thompson, il 90% degli utenti si aspetta un’esperienza d’acquisto simile al B2C anche nell’ambito B2B.
GenZ e Millennial stanno assumendo ruoli di responsabilità decisionali per gli acquisti B2B, e preferiscono ricercare e comprare prodotti online, spesso eludendo le tradizionali interazioni di vendita.

Tutti i plus dell’Advertising

L’Advertising resta un’attività fondamentale per la promozione dell’e-commerce, e nel 2024 vede alcuni sostanziali cambiamenti. Anzitutto, per avere automazioni ottimizzate sono necessari i dati, pertanto i tracciamenti diventano fondamentali.

Ma nel 2024 gli esperti dovranno affrontare normative sulla privacy più severe e il rifiuto dei cookie di terze parti. Di conseguenza, il settore si sta spostando verso la priorità data ai dati proprietari come nuovo standard, nonché l’utilizzo più massiccio delle conversioni avanzate.
Ignorare i social media nelle strategie PPC, poi, limita il raggio d’azione. Occorre quindi scegliere quali piattaforme sono le più adatte ai potenziali acquirenti per inserirli nella strategia aziendale.

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L’Intelligenza artificiale non è immune dagli attacchi informatici

I sistemi basati sull’Intelligenza artificiale sono immuni dagli attacchi informatici? Pare di no. Le tecniche e gli obiettivi dei cyber criminali sono in costante progresso e spesso sfruttano l’attualità o i temi emergenti nel dibattito pubblico, come l’Intelligenza artificiale.
“Si potrebbero raggruppare gli attacchi all’AI in due macrocategorie – spiega all’Ansa Pierluigi Paganini, ceo di Cyberhorus e professore di Cybersecurity presso l’Università Luiss Guido Carli -. Cioè gli attacchi contro i sistemi e gli attacchi ai modelli di Intelligenza artificiale”.
Ad esempio, con l’aumento di popolarità del software di Intelligenza artificiale ChatGpt è stata osservata la creazione di nuovi virus e minacce informatiche, così come la creazione di e-mail che distribuiscono phishing.

Manipolazione dei dati di addestramento o modifica dei parametri del modello

“Alla prima categoria – continua Paganini – appartengono gli attacchi all’infrastruttura su cui si basa un sistema di AI, ad esempio, alle reti o ai server che lo ospitano, alle comunicazioni tra le componenti e l’accesso non autorizzato ai dati ed al modello stesso. Gli attacchi appartenenti alla seconda categoria prendono di mira specificamente il modello di AI utilizzato dal sistema. Un esempio è la manipolazione dei dati di addestramento o la modifica dei parametri del modello. In un attacco basato sulla manipolazione dei dati l’attaccante modifica o manipola i data set utilizzati per l’addestramento o l’alimentazione di un modello di Intelligenza artificiale con l’intento di interferire con il suo comportamento”.

Fornire ai sistemi dati studiati per influenzarne il comportamento

“Immaginiamo, ad esempio, di addestrare un sistema per il riconoscimento di un attacco informatico – osserva Paganini -: qualora un attaccante riuscisse a fornire false informazioni sugli attacchi nel set di addestramento potrebbe portare il modello a non riconoscere correttamente un attacco quando questo si verifica. In realtà i modelli possono essere attaccati non solo in fase di addestramento, ma anche in fase di esercizio, ovvero fornendo ai sistemi basati sull’AI dati studiati per influenzarne il comportamento e indurre il sistema a prendere decisioni errate”.

Eludere le limitazioni imposte per l’iterazione con gli umani

“Un’altra tecnica di attacco ai dati, nota come attacco di inferenza, consiste nel tentativo di ottenere informazioni sensibili dal modello di AI mediante una serie di interrogazioni ad hoc – puntualizza il ceo -. Questi attacchi potrebbero essere sfruttati per eludere le limitazioni imposte al modello nell’iterazione con gli umani. Una ulteriore tecnica di attacco potrebbe avere come obiettivo quello di ‘avvelenare’ il modello di Intelligenza artificiale usato da un sistema. Può essere condotto in diverse fasi del processo di addestramento, dalla raccolta dei dati all’addestramento stesso. Talvolta si parla anche di ‘modifica dei pesi del modello’, ovvero della capacità di un attaccante di modificare direttamente i pesi del modello durante la fase di addestramento”.

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Come si festeggia San Valentino in Italia?

Tra regali, cene romantiche, fiori e altri omaggi il 14 febbraio, festa di San Valentino, poco più di dieci milioni gli italiani per celebrarla hanno speso circa 71 euro a persona, un budget in netto recupero rispetto agli anni precedenti e superiore del +35% rispetto al 2019. A stimarlo è Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto da SWG. Complessivamente, a celebrare il San Valentino quest’anno è stato il 28% della popolazione maggiorenne, una quota in ascesa rispetto al 24% dello scorso anno. Ma c’è anche un ulteriore 14% che era indeciso se celebrare la festa degli innamorati, e che ha optato per una cena o un regalo last minute. Del 58% che non ha partecipato a San Valentino, il 43% lo ha fatto perché non è solito festeggiare la ricorrenza, mentre il 15% perché single.

Ditelo con una cena…

Il dato medio di 71 euro nasconde, però, una forte polarizzazione. Il 18% si è tenuto sotto i 30 euro di spesa, mentre il 34% ha voluto ‘investire’ tra i 30 e i 50 euro, il 22% è arrivato fino a 100 euro mentre il 18% ha scelto doni da 100 fino a oltre i 200 euro. Tra gli innamorati, la cena romantica è la celebrazione più gettonata, scelta dal 59%. Di questi, il 62% ha optato per una serata romantica al ristorante, mente il 38% ha preparato una cena speciale tra le mura di casa.

con un fiore…

Resta forte, però, anche la tradizione dell’omaggio floreale. A regalare fiori acquistati presso un negozio o un mercatino specializzato è stato il 23%. I fiori più richiesti, quest’anno, sono stati tulipani, gerbere, anemoni, ranuncoli e orchidee. Senza dimenticare la classica ‘rosa rossa’, che rimane la regina di San Valentino, anche se quest’anno, spiega il Presidente di Assofioristi Ignazio Ferrante, “soffre l’aumento di prezzo dovuto al caro energia”. 
Un nuovo problema, a cui si aggiunge la vecchia questione dell’abusivismo: il 6% di chi festeggia ha comprato fiori dove capita, finendo spesso ad acquistare, anche inconsapevolmente, da venditori abusivi. Per contrastarli, spiega Ferrante, “serve attenzione da parte dei consumatori, ma sarebbe necessario maggiore controllo da parte delle autorità, nel rispetto del lavoro delle imprese oneste”.

…o con un altro dono

Ma la festa di San Valentino non si esaurisce in cene e fiori. Sono stati molti gli italiani che hanno scelto, in alternativa o in aggiunta, altri tipi di doni. Il 26% si è orientato su un prodotto di profumeria, mentre il 22% ha tenuto viva la tradizione dei cioccolatini. Il 19% ha invece optato per un gioiello o un accessorio di gioielleria, mentre il 10% per un prodotto o un accessorio moda, il 5% ha regalato un servizio o un prodotto di cosmetica o benessere, e un ulteriore 17% un altro tipo di regalo. Un 6%, invece, ha scelto un viaggio insieme al partner.

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Gli orribili otto: le tecniche dei principali gruppi di ransomware

Un’analisi sulle tattiche, le tecniche e le procedure (TTP) più comuni utilizzate durante gli attacchi dagli 8 gruppi di ransomware più prolifici. È quanto ha condotto il team di Threat Intelligence di Kaspersky sull’attività di Conti/Ryuk, Pysa, Clop (TA505), Hive, Lockbit2.0, RagnarLocker, BlackByte e BlackCat. Si tratta di gruppi attivi tra marzo 2021 e marzo 2022 in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, dove hanno preso di mira oltre 500 organizzazioni in settori quali la produzione, lo sviluppo di software e le piccole imprese. La ricerca ha rivelato che gruppi diversi condividono più della metà della catena di cyber-kill ed eseguono le fasi principali di un attacco in modo identico.

Gli attacchi seguono uno schema prevedibile

Questo studio sul ransomware moderno servirà a capire come operano i gruppi di ransomware e come difendersi dai loro attacchi. La ricerca ha analizzato il modo in cui i gruppi di ransomware impiegano le tecniche e le tattiche descritte in MITRE ATT&CK, e ha riscontrato molte somiglianze tra le loro TTP lungo tutta la catena di cyber-kill. Le modalità di attacco dei gruppi si sono rivelate piuttosto prevedibili: gli attacchi ransomware seguono uno schema che comprende la rete aziendale o il computer della vittima, la distribuzione del malware, le nuove scoperte, l’accesso alle credenziali, l’eliminazione delle copie shadow, la rimozione dei backup e il raggiungimento degli obiettivi.

Il riutilizzo di TTP comuni facilita l‘hacking

I ricercatori spiegano anche da dove deriva la somiglianza tra gli attacchi. Ad esempio, emerge un fenomeno chiamato Ransomware-as-a-Service (RaaS), secondo il quale gruppi di ransomware non distribuiscono il malware da soli, ma forniscono solo i servizi di crittografia dei dati. Dal momento che chi distribuisce i file dannosi vuole anche semplificarsi la vita, vengono utilizzati metodi di consegna dei modelli o strumenti di automazione per ottenere l’accesso. Inoltre, il riutilizzo di strumenti vecchi e simili rende la vita più facile agli attaccanti, riducendo il tempo necessario per preparare un attacco, mentre il riutilizzo di TTP comuni facilita l‘hacking. L’installazione lenta di aggiornamenti e patch da parte delle vittime le rende poi più vulnerabili. Sebbene sia possibile rilevare tali tecniche, è molto più difficile farlo in modo preventivo. 

“Un incubo per il settore della cybersecurity”

La sistematizzazione dei vari TTP utilizzati dagli attaccanti ha portato alla formazione di un insieme generale di regole SIGMA in conformità con MITRE ATT&CK, che aiuta a prevenire tali attacchi.
“Negli ultimi anni il ransomware è diventato un incubo per l’intero settore della cybersecurity, con continui sviluppi e miglioramenti da parte degli operatori del ransomware – commenta Nikita Nazarov, Team Lead Threat Intelligence Group di Kaspersky -. Per gli specialisti di cybersicurezza è lungo e spesso impegnativo studiare ogni singolo gruppo di ransomware e seguirne le attività e gli sviluppi, per cercare di vincere la gara tra attaccanti e difensori”.
Lo scopo della ricerca è quindi quello di fungere da guida per i professionisti della cybersecurity per facilitare il loro lavoro.

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Lo spuntino degli italiani? Frutta, snack e cioccolato

Cosa scelgono gli italiani quando vogliono consumare uno spuntino? Frutta, snack e cioccolato. Lo rivela una ricerca effettuata da Natruly, startup spagnola del cibo salutare, che sbarcata in Italia a novembre 2021 ha realizzato una ricerca tra i consumatori italiani per capire come si muove il mercato in fatto di merende. Insomma, voglia di uno spuntino? “Sì, ma ai prodotti industriali in commercio, vorrei trovare alternative sane”: così hanno risposto al sondaggio il 52,94% degli italiani intervistati da Natruly. Di fatto dalla ricerca emerge il quadro di un Paese che ama gli spuntini tra i pasti: solo l’8,42% degli intervistati non sembra avere questa abitudine, mentre il 45% vi ricorre da 1 a 3 volte al giorno, soprattutto durante il pomeriggio. Il sondaggio evidenzia infatti che il momento migliore per uno spuntino è il pomeriggio.

Rallegrare la giornata con qualcosa di buono

Se gli intervistati cercano alternative sane ai prodotti industriali le ragioni che spingono gli italiani a spezzare la giornata mettendo qualcosa sotto i denti sono molteplici. Per il 39,6% si tratta di rallegrare la giornata con qualcosa di buono, per il 30,2% è un modo per fare una pausa dal lavoro, e il 37,3% considera lo spuntino un’abitudine sana. E ancora, se nel target italiano oggetto del sondaggio il 40% sceglie la frutta come spuntino, tra le opzioni preferite ci sono anche snack dolci industriali (39,11%), seguiti dal cioccolato (38,61%). La domanda “Cosa ti piace mangiare a merenda?” consentiva infatti di dare più di una risposta.

Sì agli snack industriali, l’importante è controllare l’etichetta 

Quando gli italiani comprano snack industriali per fare uno spuntino, però, controllano l’etichetta, soprattutto per verificare gli ingredienti (37,62%), le calorie o lo zucchero (32,67%), e gli additivi artificiali (28,22%).
“Qualunque sia la ragione che spinge a scegliere la merenda, resta il problema che l’industria alimentare propone spuntini golosi, ricchi di zucchero spesso composti da ingredienti artificiali, di solito molto calorici e poco sazianti, tanto da stimolare a un consumo eccessivo – spiega Niklas Gustafson, fondatore di Natruly insieme a Octavio Laguía -.  Alla base dell’alimentazione bilanciata, invece, ci sono ingredienti sani e corrette abitudini”.

Identikit del campione

I partecipanti al sondaggio di Natruly sono per il 37,62% uomini e il 62,38% donne. Il 38,62 è residente al Nord, il 22,77% al Centro, la stessa percentuale al Sud, e il 15,84% nelle isole. Quanto al titolo di studio, il 53,5% ha un diploma di maturità, e per lo più si tratta di laureati o diplomati. Inoltre, il 31,82% fa parte di un nucleo familiare di 4 persone, e il 69,8% si occupa degli acquisti in famiglia.

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Shopping online: italiani propensi a comprare sempre più sul web 

I consumatori italiani fanno i loro acquisti sul web. Nel corso del 2021 9 utenti attivi di Internet su 10 hanno effettuato almeno un acquisto online, e più della metà (52%) ritiene che farà la maggior parte dei propri acquisti online già nel 2022. Un dato che posiziona i consumatori italiani al pari dei consumatori di altri Paesi che nel 2022 effettueranno acquisti soprattutto online, come Regno Unito (57%) e Svezia (52%). Ma che li posiziona anche davanti a Paesi come Stati Uniti (43%), Germania (42%), Finlandia (36%), Norvegia (33%) e Austria (32%).
Insomma, in Italia le abitudini di acquisto stanno diventando sempre più digitali. E per l’anno in corso la maggior parte degli abitanti del nostro Paese sembra intenzionata ad acquistare soprattutto online.

Il 33% acquista online ogni settimana, ma si preferiscono ancora i negozi fisici

Si tratta di alcune evidenze emerse da uno studio commissionato da Klarna, società globale nei servizi di pagamento, bancari e di shopping, che ha coinvolto 16.000 consumatori in 11 Paesi, di cui oltre 1.000 in Italia. Dallo studio risulta poi che il 33% dei consumatori online italiani effettua già acquisti digitali su base settimanale. Tuttavia, permane la preferenza per i negozi fisici, che in Italia rimane più alta rispetto ad altri Paesi, come Regno Unito, Paesi Bassi e Germania.
Questo suggerisce che i retailer online italiani hanno ancora un margine di miglioramento.

Come soddisfare le richieste in evoluzione dei clienti?

Dalla ricerca Klarna emerge inoltre come il 76% degli italiani ritenga che i brand debbano investire in nuove tecnologie per soddisfare le richieste, sempre in evoluzione, dei propri clienti. Ma quali sono gli aspetti da ‘correggere’ nell’esperienza di acquisto digitale? Secondo i risultati della ricerca sono soprattutto la logistica, i resi e i pagamenti a essere percepiti dai consumatori come punti deboli dello shopping online. Il 79% degli intervistati pensa infatti che i retailer debbano migliorare i processi di restituzione, mentre  il 74% è alla ricerca di metodi di pagamento più semplici.

Attesa del rimborso: un limite da superare

A più di un consumatore su 4 (23%), riferisce Italpress, è capitato di dover aspettare un rimborso per oltre 7 giorni, mentre a 3 consumatori su 10 (31%) per più di 3 giorni. Non sorprende, quindi, che 8 italiani su 10 (78%) a volte evitino di acquistare online se non sono certi di voler tenere la merce.
Si tratta comunque di un limite che è possibile superare. Tanto che il 75% degli italiani sarebbe più propenso ad acquistare online se avesse la possibilità di pagare l’intero importo solo dopo aver ricevuto la merce.

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Cyberattacchi, le minacce che incombono sul 2022

Il nuovo anno è ormai alle porte e, insieme ai buoni propositi, arrivano puntuali anche le minacce dei cybercriminali, che si fanno sempre più sofisticate. In particolare, i prossimi 12 mesi registreranno un numero maggiore di attacchi Asp, ovvero le minacce persistenti avanzate. A dirlo sono gli esperti di Kaspersky, che hanno presentato le loro previsioni riguardo i pericoli legati al web in cui potremmo incorrere nel 2022. Tra le previsioni tracciate dai ricercatori gioca un ruolo importante il crescente ruolo della politicizzazione nel cyberspazio, il ritorno degli attacchi di basso livello, la presenza di nuovi attori APT e la crescita degli attacchi alla supply chain. “Il potenziale dei software di sorveglianza commerciale come l’accesso a grandi quantità di dati personali e obiettivi più ampi, lo rende un business redditizio per coloro che lo forniscono e uno strumento efficace nelle mani dei threat actor. Pertanto, gli esperti di Kaspersky ritengono che i fornitori di questi software si espanderanno nel cyberspazio e forniranno i loro servizi a nuovi threat actor di minacce avanzate, fino a quando i governi non inizieranno a regolamentarne l’uso” recita la nota diffusa dagli esperti.

Gli attacchi alla supply chain si intensificheranno

I ricercatori hanno monitorato attentamente la frequenza dei casi in cui i criminali informatici hanno sfruttato i punti deboli nella sicurezza del vendor per compromettere i suoi clienti. Questi attacchi sono particolarmente redditizi e vantaggiosi per gli attaccanti, poiché danno accesso a un numero elevato di obiettivi potenziali. Per questo motivo, si prevede che gli attacchi alla supply chain saranno un trend in crescita anche nel 2022.

Smartphone sotto attacco

Sono sempre con noi e, soprattutto, sono degli autentici “contenitori” di dati sensibili e importanti: ecco perchè gli smartphone sono una preda ghiotta per gli hacker. Nel 2021 sono stati osservati più attacchi zero-day in-the-wild su iOS rispetto al passato. A differenza di un PC o Mac, dove l’utente ha la possibilità di installare un pacchetto di sicurezza, su iOS questi prodotti sono limitati o non esistono. Questo crea delle enormi opportunità per le Apt.

Il remote working un vettore per gli attacchi

I criminali informatici continueranno a utilizzare i computer di casa, non protetti o senza patch, dei dipendenti che lavorano da remoto per penetrare nelle reti aziendali. Insieme a questi, continueranno a essere impiegate anche le tecniche di ingegneria sociale per il furto delle credenziali e gli attacchi brute-force ai servizi aziendali per ottenere l’accesso a server con una protezione debole. 

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App di incontri: il 38% degli italiani ha paura delle truffe

Si cerca l’amore e si trova una truffa, con tanto di tentativo di sottrazione di denaro o di identità digitale. Le app di incontri agli occhi dei nostri connazionali sono un universo oscuro e pericoloso, come emerge dal sondaggio globale commissionato sul tema da Kapersky, nota azienda specializzata in cyber security.

Secondo i risultati emersi dal sondaggio,38% degli intervistati italiani ha paura ad usarle proprio perché teme di poter essere raggirato da truffatori, mentre il 37% non si fida delle persone incontrate tramite queste applicazioni. Guardando agli italiani presi di mira dai criminali informatici attraverso le app di dating, solo il 9% ha risposto positivamente mentre il 32% ha dichiarato di essere entrato in contatto con dei malintenzionati ma di essere poi riuscito ad evitare la truffa. 

Truffe online, se le conosci le eviti

Tra i diversi tipi di truffe che si possono trovare nelle app di incontri, gli utenti italiani hanno riscontrato più spesso il catfishing (54%) seguito da link o allegati dannosi (20%) e furto d’identità (18%). Inoltre, dall’indagine è emerso come prestare attenzione e conoscere le tattiche dei truffatori aiuti gli utenti a non cadere nel tranello di malintenzionati. Ad esempio, non lasciarsi convincere a versare del denaro ha evitato al 54% degli italiani di essere truffato mentre prestare attenzione e rendersi conto che il profilo fosse falso ha evitato brutte sorprese al 47% degli intervistati. Il 43%, invece, non ha dato seguito ai messaggi sospetti mentre il 9% ha dubitato di fronte al rifiuto di fare una videochiamata. Un ulteriore problema per le app di incontri è l’assenza di privacy. Il 23% degli intervistati italiani, infatti, teme che i propri dati personali vengano diffusi online mentre il 14% degli utenti ha rimosso il proprio profilo dall’app di dating per mantenere private le proprie informazioni personali.

Le regole per difendersi

Per evitare truffe durante gli incontri online, Kaspersky consiglia di controllare sempre le impostazioni sulla privacy dei propri account social media e app di incontri, per assicurarsi che i dati sensibili, come l’indirizzo di casa o il luogo di lavoro, non siano resi pubblici.
Un’altra buona dritta da seguire è quella di utilizzare una soluzione di sicurezza efficace che offra una protezione avanzata su diversi dispositivi, gestendo nel modo più veloce e sicuro le autorizzazioni e proteggendo dal phishing e da altre minacce.
Infine, è sempre meglio non condividere il proprio numero di telefono o il contatto di un’app di messaggistica. È più sicuro utilizzare le piattaforme di messaggistica integrate nelle app di incontri, almeno finché non si è sicuri di potersi fidare della persona con cui si sta chattando.

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I Millennials sono pronti ad andare in vacanza

L’estate 20121 è alle porte, e in questa seconda stagione turistica estiva in compagnia del Covid-19 i Millennials sono pronti a partire e andare in vacanza. Lo afferma WeRoad, la community di giovani viaggiatori, che all’interno dell’Osservatorio sul mondo del travel ha condotto una ricerca sulle vacanze dei Millennials, a cui hanno partecipato 1.721 utenti di età compresa tra i 21 e i 40 anni. Alla domanda “cosa farai quest’estate?” l’86% ha affermato che quest’anno viaggerà, mentre il 17% di loro nel 2020 aveva preferito rimanere a casa. La grande maggioranza quindi non vede l’ora di viaggiare, ma dove andrà? IN questo caso, le risposte si dividono tra chi rimarrà in Italia (44%), chi visiterà un Paese europeo (43%), e chi è convinto che farà un viaggio intercontinentale (13%).

Vacanza zaino in spalla o città d’arte?

Sebbene il 47% affermi che prenoterà all’ultimo momento, il 46% ha già prenotato entro maggio: a sorpresa si inverte il trend del last minute, che sembrava un’eredità della pandemia destinata a rimanere. E quale sarà il mood estivo del 2021? Il 44% non vede l’ora di partire per una vacanza tutta mare e spiaggia, il 25% non rinuncerà allo zaino per un’avventura on the road, e per il 25% “l’importante è essere immersi nella natura”, mentre il 6% visiterà una città d’arte. Quanto al tempo di permanenza, il 69% conferma di voler stare lontano da casa tra i 7 e i 10 giorni, il 24% vorrebbe partire per almeno due settimane, mentre cresce il fronte (7%) di chi organizzerà uno o più week-end per ferie distribuite lungo tutta la stagione.

Prenotare sì, ma prima la certezza di regole certe 

Ma il 14% non viaggerà, perché se il 34% l’ha fatto nel 2020 e crede sia rischioso, il 22% non ha ferie, e il 44% non ha abbastanza soldi. Alla domanda “cosa ti spingerebbe a prenotare”, il 57% vorrebbe contare su flessibilità per modifiche e cancellazioni, il 42% partirebbe se coperto da un’assicurazione, il 33% pensa che sarebbe utile applicare uno sconto sul prezzo, magari per fare un tampone ed essere più sicuri prima di partire, e il 37% aspetta date e regole certe che valgono però per tutto il periodo delle vacanze.

Sarà un’estate mediterranea: sole, mare, e boom di viaggi in barca

“La voglia di viaggiare non è mai sparita, anzi le restrizioni l’hanno accesa ancora di più. La differenza è che ora finalmente le persone stanno prenotando – commenta Erika De Santi, co-founder e Managing Director di WeRoad -. I numeri confermano che sarà un’estate prettamente mediterranea: sole, mare e via alla scoperta dei paradisi dietro l’angolo. Rispetto ai prodotti prevediamo il boom per i viaggi in barca. La ricerca conferma poi che si sta creando una particolare nicchia di mercato: coloro che vogliono fare un’esperienza on the road, ma non vogliono rinunciare alle comodità di hotel o di un transfer a 5 stelle per rigenerarsi”.   
Per quanto riguarda il mezzo di trasporto considerato più sicuro, riporta Ansa, al primo posto c’è l’aereo (47%), poi il treno (32%) e l’auto (21%). Tra le accomodation invece il preferito è l’hotel (66%), seguito dall’appartamento (17%), e per il restante 17% un B&B.

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