Dalla transizione verde 30 milioni di posti lavoro entro il 2030

La trasformazione verde delle aziende porterà a un aumento delle opportunità di impiego nell’ambito della sostenibilità, creando fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo entro il 2030. Soltanto in Europa, oltre 1,7 milioni entro il 2040, grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l’idrogeno e i biocarburanti, nell’ambito della transizione energetica.

Emerge dal report Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation, di ManpowerGroup, presentata al World Economic Forum di Davos.
Secondo il report, il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere i cosiddetti ‘green jobs’. Soprattutto nei settori energia e servizi pubblici (81%), IT (77%) e servizi finanziari (75%).

Mancano le competenze

Tuttavia, la transizione richiederà la riqualificazione e l’aggiornamento del 60% dei professionisti per dotarli delle competenze necessarie a soddisfare la domanda verde. A livello globale, solo 1 lavoratore su 8 possiede più di una competenza ‘green’.

Se l’Italia è tra i Paesi che presentano maggiori carenze di competenze, il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere gli obiettivi ESG, e il 75% ha difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate.
Reperimento di candidati qualificati (44%), creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e identificazione di competenze trasferibili (36%) sono i principali ostacoli alla transizione verde.

Non tutti sono entusiasti del cambiamento

A livello settoriale si riscontrano differenze nell’entusiasmo verso la transizione verde. I lavoratori dei comparti IT (75%) e servizi finanziari/immobiliare (74%) sono i più pronti ad accogliere le prossime trasformazioni in ambito sostenibilità. Al contrario, i lavoratori dei settori energia e utility (64%) e trasporti, logistica e automotive (62%) sono meno ottimisti.

In generale, la maggior parte dei lavoratori è ottimista sulla transizione verde. Anche nel valutare un’opportunità di lavoro, le persone analizzano i progressi che le aziende hanno fatto in campo ambientale, più che le promesse.
Si tratta di un fatto positivo per i datori di lavoro che investono nella costruzione di modelli di business più sostenibili.

GenZ e Millennials i più ottimisti

Anche a livello generazionale si riscontrano discrepanze tra lavoratori.
Se infatti un terzo (32%) dei GenZ crede che i lavori verdi saranno contraddistinti da una retribuzione più elevata, solo il 14% dei Boomers condivide questo pensiero. Inoltre, il 75% degli appartenenti alla GenZ svolge ricerche sull’impegno delle aziende in ambito sostenibilità, e il 46% afferma che ciò influisce sulla probabilità di scegliere un determinato datore di lavoro.

Inoltre, per il 71% dei GenZ e il 60% dei Millennial le iniziative verso un mondo più sostenibile miglioreranno il loro lavoro, rispetto ad appena il 44% dei Boomers.
Le generazioni più giovani intravedono anche maggiori opportunità di sviluppo della propria carriera, riporta Italpress, con il 35% della Gen Z e il 34% dei Millennial che lo considerano uno dei principali vantaggi della transizione.

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