Dove trovo le ricette per i piatti migliori? Su Internet!

La cucina è una vera e propria passione per un numero crescente di italiani. Se da sempre quello fra i nostri connazionali e la buona tavola è un rapporto d’amore, negli ultimi due anni – complice anche il covid – il numero degli aspiranti chef è cresciuto ulteriormente. Così, tra pentole e fornelli, gli italiani amano passare il loro tempo libero, e non solo. Ma dove si possono reperire le ricette per preparare le migliori bontà? E quali sono i piatti maggiormente ricercati? Le risposte, in entrambi i casi, arrivano dalla rete.

Il 95% dei “cuochi” si informa online

Per cercare le ricette preferite o ispirarsi, il 95% degli utenti ricorre almeno ad una fonte online, mentre il 67% utilizza almeno un social media per trarre nuove idee. Non sorprende che a guidare le ricerche ci sia Google: lo preferisce il 56% degli italiani. Tra i social media, emerge Youtube, scelto dal 46% degli utenti alla ricerca di ricette. Lo studio, condotto dall’Osservatorio Nestlé, suddivide le statistiche anche per fascia d’età. Ad esempio, si scopre che i 18-24enni (58%) e i 25-34enni (49%) si affidano soprattutto ad Instagram, mentre la fascia 35-44 anni (58%) attinge in particolare dai siti web o dai blog di appassionati di cucina. I più “grandicelli”, quelli della fascia 45-54 anni (43%), preferiscono i tutorial su Youtube e gli over 55 (53%) scelgono i ricettari di famiglia. Prima dell’avvento dei social network il 62% prendeva spunto principalmente dai libri di cucina e il 52% dai ricettari di famiglia. Il 46% cercava direttamente la ricetta attraverso Internet, il 35% attraverso trasmissioni televisive dedicate e il 34% si affidava alle ricette lette sui giornali.

Le ricette più ricercate

Dopo aver scoperto chi e come cerca dritte sulla cucina on line, è interessante scoprire cosa si cerca. Ovvero, quali sono i piatti e le preparazioni prediletti e più googlati. Secondo i dati di Google Trends, le ricette più cercate su internet sono le più semplici. Al primo posto, troviamo la più amata in Italia, ovvero la pasta: in particolare, sono ricercate ricette come la pasta alla boscaiola, con i peperoni e la classica pasta e fagioli. Troviamo poi la torta di pere, i pancake, le crepes e, infine, un altro classico, la pizza. In aumento, invece, nuove tendenze come il poke ed il porridge, ma anche ricette fresche come l’insalata di riso. Infine, gli italiani non rinunciano a prepararsi qualche buon cocktail a casa: i preferiti sono il Sex on the beach ed il Gin Tonic.

Nel 2021 il 10,3% dell’elettricità mondiale generato da sole e vento 

“È iniziato il processo che rimodellerà il sistema energetico esistente – commenta il responsabile globale di Ember, think tank che si occupa di clima ed energia -. Anche se le emissioni e il carbone hanno raggiunto un altro massimo storico, ci sono chiari segnali che la transizione elettrica globale è ben avviata. Più che mai elettricità eolica e solare viene aggiunta alle reti. E non solo in pochi Paesi, ma in tutto il mondo”.
Dal Global Electricity Review annuale pubblicato da Ember emerge infatti che nel 2021 sono stati 50 i Paesi che hanno superato la soglia del 10% di produzione elettrica da solare ed eolico. E l’energia eolica e solare nel 2021 ha registrato un record, con una produzione del 10,3% dell’elettricità a livello mondiale.

Aumenta anche il tasso di crescita: +23% solare e +14% eolica

Insomma, per la prima volta l’energia solare ed eolica, insieme, hanno superato la soglia di un decimo della produzione globale elettrica, raggiungendo il 10,3% dal 9,3% del 2020. Anche il tasso di crescita è aumentato: del 23% in più per la produzione solare e 14% per l’eolica. Quella solare è stata la fonte di produzione di elettricità in più rapida crescita per il diciassettesimo anno consecutivo.
Nel 2021 è stato inoltre calcolato un aumento di 1.414 TWh della domanda di elettricità rispetto al 2020. Una crescita equivalente all’aggiunta di un’intera India sulla domanda globale di elettricità, ed è stata la più rapida dal 2010. 

Cresce la richiesta di elettricità

Questo enorme aumento di elettricità richiesta è stato coperto per un terzo dalle fonti eolica e solare, mentre la rimanente quota da combustibili fossili. Nel 2021 infatti anche l’elettricità da carbone è aumentata per poter rispondere alla domanda elettrica senza precedenti. Ma tutte le fonti di elettricità pulita hanno generato in totale il 38% dell’elettricità mondiale nel 2021, più del carbone (36%). Per mantenere la retta via, contenendo il riscaldamento globale entro 1,5 gradi, l’eolico e il solare dovranno sostenere alti tassi di crescita da almeno 20% ogni anno fino al 2030. Ma con la situazione di crisi in Ucraina, il prezzo del carbone ancora in aumento così come la domanda di elettricità, tutti i governi sono messi a dura prova. Tutti devono agire con coraggio e ambizione per fare di più.

Un’offerta sostenibile arriva dal centro dell’Europa

Dal centro dell’Europa arriva un’offerta sostenibile, da un punto di vista economico ed ecologico. Si chiama Contracting fotovoltaico, ed è il concetto sviluppato dal gruppo aziendale Sun Contracting.
Si tratta di permettere una facile espansione europea di impianti fotovoltaici, riporta Internazionale, senza lasciare i pesanti costi di investimento e mantenimento sulle spalle di proprietari di tetti e terreni adatti. Anzi, permettendo loro di guadagnare un profitto economico, nel rispetto dell’ambiente e sulla strada degli obiettivi climatici.

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Gli orribili otto: le tecniche dei principali gruppi di ransomware

Un’analisi sulle tattiche, le tecniche e le procedure (TTP) più comuni utilizzate durante gli attacchi dagli 8 gruppi di ransomware più prolifici. È quanto ha condotto il team di Threat Intelligence di Kaspersky sull’attività di Conti/Ryuk, Pysa, Clop (TA505), Hive, Lockbit2.0, RagnarLocker, BlackByte e BlackCat. Si tratta di gruppi attivi tra marzo 2021 e marzo 2022 in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, dove hanno preso di mira oltre 500 organizzazioni in settori quali la produzione, lo sviluppo di software e le piccole imprese. La ricerca ha rivelato che gruppi diversi condividono più della metà della catena di cyber-kill ed eseguono le fasi principali di un attacco in modo identico.

Gli attacchi seguono uno schema prevedibile

Questo studio sul ransomware moderno servirà a capire come operano i gruppi di ransomware e come difendersi dai loro attacchi. La ricerca ha analizzato il modo in cui i gruppi di ransomware impiegano le tecniche e le tattiche descritte in MITRE ATT&CK, e ha riscontrato molte somiglianze tra le loro TTP lungo tutta la catena di cyber-kill. Le modalità di attacco dei gruppi si sono rivelate piuttosto prevedibili: gli attacchi ransomware seguono uno schema che comprende la rete aziendale o il computer della vittima, la distribuzione del malware, le nuove scoperte, l’accesso alle credenziali, l’eliminazione delle copie shadow, la rimozione dei backup e il raggiungimento degli obiettivi.

Il riutilizzo di TTP comuni facilita l‘hacking

I ricercatori spiegano anche da dove deriva la somiglianza tra gli attacchi. Ad esempio, emerge un fenomeno chiamato Ransomware-as-a-Service (RaaS), secondo il quale gruppi di ransomware non distribuiscono il malware da soli, ma forniscono solo i servizi di crittografia dei dati. Dal momento che chi distribuisce i file dannosi vuole anche semplificarsi la vita, vengono utilizzati metodi di consegna dei modelli o strumenti di automazione per ottenere l’accesso. Inoltre, il riutilizzo di strumenti vecchi e simili rende la vita più facile agli attaccanti, riducendo il tempo necessario per preparare un attacco, mentre il riutilizzo di TTP comuni facilita l‘hacking. L’installazione lenta di aggiornamenti e patch da parte delle vittime le rende poi più vulnerabili. Sebbene sia possibile rilevare tali tecniche, è molto più difficile farlo in modo preventivo. 

“Un incubo per il settore della cybersecurity”

La sistematizzazione dei vari TTP utilizzati dagli attaccanti ha portato alla formazione di un insieme generale di regole SIGMA in conformità con MITRE ATT&CK, che aiuta a prevenire tali attacchi.
“Negli ultimi anni il ransomware è diventato un incubo per l’intero settore della cybersecurity, con continui sviluppi e miglioramenti da parte degli operatori del ransomware – commenta Nikita Nazarov, Team Lead Threat Intelligence Group di Kaspersky -. Per gli specialisti di cybersicurezza è lungo e spesso impegnativo studiare ogni singolo gruppo di ransomware e seguirne le attività e gli sviluppi, per cercare di vincere la gara tra attaccanti e difensori”.
Lo scopo della ricerca è quindi quello di fungere da guida per i professionisti della cybersecurity per facilitare il loro lavoro.

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È boom di assunzioni, ma le imprese venete non trovano personale

Un paradosso nel mondo del lavoro: l’83% delle imprese venete vuole assumere nei prossimi 6 mesi, ma l’88% non riesce a trovare personale. Solo l’8% non intende ampliare l’organico, contro il 18% del 2021. È quanto emerge da un’indagine condotta da Fòrema, ente di formazione di Assindustria VenetoCentro, dal titolo Survey 2022: Indagine sui fabbisogni professionali delle imprese, condotta su di un campione di 208 intervistati tra HR manager, imprenditori, responsabili di funzione. Il 45% degli intervistati rappresenta imprese di dimensioni medie e grandi, e il comparto metalmeccanico rappresenta quasi la metà del panel.

Rispetto al 2021 cresce l’offerta di lavoro

Le percentuali di assunzioni crescono ulteriormente per i settori metalmeccanici (85%) e dei servizi tecnologici (89%), e il 79% delle imprese si dichiara disponibile all’utilizzo degli strumenti più tradizionali. Il contratto a tempo indeterminato è proposto nel 40% dei casi, seguito dal contratto a tempo determinato (22%) e l’apprendistato (17%). Diminuisce il peso dei contratti di somministrazione, ovvero le assunzioni tramite agenzia interinale (6%, contro il 10% del 2021).
I profili al top per il 2022 sono il progettista tecnico (29%), l’addetto alla logistica (15%) e l’addetto amministrativo contabile (10%). La priorità va ai profili di addetti alla produzione di livello manageriale, in grado di governare processi e gruppi di lavoro (11%), i tecnici informatici e i programmatori (9%, contro il 4% dello scorso anno).

Tirocinio: il metodo preferito per facilitare l’inserimento delle nuove risorse

Un quarto degli intervistati (26%) collega le assunzioni al normale turnover e ai pensionamenti, mentre circa la metà (48%) all’aumento delle commesse e della mole di attività da fare. Il 26% degli inserimenti è originato da un vero processo di trasformazione organizzativa, che ha avviato nuovi processi da presidiare (13%) o ha creato la necessità di nuovi ruoli prima non contemplati (13%).
Il tirocinio è il metodo preferito per facilitare l’inserimento delle nuove risorse (59%), seguito dai corsi di formazione brevi o lunghi (25%). L’88% del panel dichiara tuttavia che sta riscontrando difficoltà nel reclutare il personale (contro il 69% del 2021).

Grandi aziende più in difficoltà delle Pmi

Le grandi imprese appaiono ancora più in difficoltà delle Pmi. Soprattutto per il reclutamento di figure operative da inserire in produzione (56%), in forte aumento rispetto al 45% del 2021. Il 57% degli intervistati dichiara di non riuscire a ingaggiare nuovo personale necessario per mancanza di figure disponibili, perché sono già in forza presso altre aziende, o perché il sistema dell’istruzione e della formazione non riesce a coprire la domanda (44% nel 2021). A questo dato si aggiunge un ulteriore 19% che segnala come causa principale un disallineamento tra le competenze presenti sul mercato e quelle necessarie per operare efficacemente nel proprio contesto organizzativo. Nel 17% dei casi, si segnala in via esclusiva o accessoria il tema della scarsa attrattività del ruolo offerto, delle mansioni richieste o dell’azienda nel suo complesso.

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I lavoratori autonomi pagano più tasse di pensionati e dipendenti

Se pensionati e dipendenti sono le categorie abitualmente indicate dal dibattito politico-sindacale come più fedeli al fisco, la Cgia di Mestre rilegge lo squilibrio del carico fiscale legato all’Irpef, e mostra come siano i lavoratori autonomi a pagare mediamente più tasse. 
Secondo gli ultimi dati Mef disponibili sui redditi relativi al 2018, emerge che mediamente i pensionati pagano un’Irpef netta annua di 3.173 euro, i lavoratori dipendenti di 4.006 euro, e gli imprenditori/lavoratori autonomi di 5.741 euro.
“Si stima che l’evasione fiscale in Italia ammonti a 105 miliardi di euro all’anno e nel dibattito politico-sindacale si ripete ormai come un mantra che l’imposta sul reddito delle persone fisiche sarebbe pagata per quasi il 90% da pensionati e lavoratori dipendenti”, ricorda la Cgia.

Un grave abbaglio statistico e interpretativo

Secondo la Cgia, si tratta di un’affermazione del tutto fuorviante, che riproduce gli effetti di un grave abbaglio statistico/interpretativo. Se, infatti, “è palese che oltre l’82% dell’Irpef, e non il 90%, è versata all’erario da pensionati e lavoratori dipendenti, questo avviene perché queste 2 categoria rappresentano quasi l’89% del totale dei contribuenti Irpef presenti in Italia” si legge ancora nella nota del Centro studi dell’associazione.
Per dimostrare lo squilibrio del carico fiscale legato all’Irpef, la metodologia ‘corretta’ dovrebbe consistere nel calcolare l’importo medio versato da ciascun contribuente facente parte di ognuna delle 3 principali tipologie che pagano l’imposta sulle persone fisiche: autonomi, dipendenti e pensionati.
Quindi, è applicando tale metodica che per la Cgia si ribaltano i risultati.

Archiviati Cashback e lotteria degli scontrini

Intanto, si registra il deciso flop di Cashback e lotteria degli scontrini.
Se infatti il cashback è stato ‘archiviato’ dal governo Draghi, che a partire dal giugno 2021, ne ha sospeso l’applicazione per manifesta incapacità di perseguire l’obiettivo, anche la lotteria degli scontrini non sembra aver sortito grande interesse tra i contribuenti/consumatori.
“Stando ai dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, se a marzo del 2021 gli scontrini mensili associati alla lotteria avevano sfiorato il picco massimo di 25 mila unità, successivamente c’è stata una costante contrazione; lo scorso autunno il numero mensile è sceso poco sopra le 5 mila unità”, ricorda la Cgia.

Ogni anno sottratti al fisco 105 miliardi di euro

A dover essere utilizzate con i miliardi di informazioni che arrivano in funzione anti evasione, riferisce Adnkronos, dovrebbero essere le 162 banche dati di cui dispone lo Stato, che però solo in piccola parte riesce a ‘utilizzare’.
“È vero che a breve queste banche dati dovrebbero cominciare a dialogare fra loro, ovvero a essere interoperabili – sottolinea la Cgia -. Tuttavia, se ogni anno il popolo degli evasori sottrae al fisco 105 miliardi di euro, e i nostri 007 riuscivano a recuperarne, nel periodo pre Covid, tra i 18 e i 20, vuol dire che potenzialmente sappiamo vita, morte e miracoli di chi è conosciuto al fisco, mentre brancoliamo nel buio nei confronti di chi non lo è, con il risultato che l’evasione prospera”.

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Libri e lettura: i bambini italiani e il piacere di leggere

Per i bambini italiani leggere un libro non è un dovere, ma un piacere. Il 66% dei ragazzi dichiara che la lettura è un’attività che a loro piace molto. È un’attività che genera curiosità (57%), stimola la fantasia (54%), rimanda ai temi dell’avventura (47%) ed è generata dalla voglia di scoprire (46%).
Emerge da una ricerca de Il Battello a Vapore, marchio di libri per bambini e ragazzi di Edizioni Piemme, commissionata a BVA Doxa, e condotta allo scopo di cogliere gli aspetti di coinvolgimento capaci di alimentare la passione per la lettura dei ragazzi. La ricerca ha coinvolto 500 tra ragazzi e ragazze di età compresa tra 8 e 11 anni e i loro genitori, ed è stata presentata al Salone del Libro di Torino. 

Quel ‘primo libro appassionante’ che fa scattare la scintilla

Per la metà dei ragazzi è stato quel ‘primo libro appassionante’, magari ricevuto in regalo, l’incentivo alla lettura di altri libri (47%). Un libro che è piaciuto particolarmente è infatti la scintilla che fa scattare la passione per la lettura (36%). Altrettanto importante il ruolo che i ragazzi riconoscono alla famiglia, che interviene con un suggerimento/regalo di un libro (34%). L’avvicinamento alla lettura per i ragazzi è frutto in buona parte di impegno da parte dei genitori: il 61% cercava di leggere libri insieme al figlio da piccolo, il 57% comprava libri che pensava potessero piacergli, il 55% parlava insieme dei libri letti, e della lettura come di una vera e propria passione (51%).

Sviluppare capacità linguistiche e creatività

Più contenuto, ma sempre cruciale e irrinunciabile, il ruolo che giocano gli insegnanti (24%).
L’importanza del ruolo dei genitori nel stimolare la lettura di libri da parte dei bambini è rafforzata dal fatto che loro stessi ne riconoscono benefici oggettivi. Tra i più importanti, la conoscenza di vocaboli (63%) e lo sviluppo delle capacità linguistiche (55%). Accanto a questo lo sviluppo della fantasia e creatività (62%), elemento particolarmente accentuato per chi ha figlie femmine (66%). Tra i valori che la lettura dovrebbe comunicare, la curiosità (48%) e il rispetto (43%).

Viaggiare con la fantasia in mondi immaginari

Leggere, prima di tutto, e soprattutto per le femmine, è viaggiare con la fantasia in mondi immaginari (56%). Ma è anche un modo per ‘imparare cose nuove’ (47%), più citato dai maschi, e un modo per immedesimarsi nei personaggi (46%).  Anche i genitori hanno lo stesso modo di ricordare il loro approccio alla lettura durante l’infanzia. Il percorso fatto dai genitori, da ragazzi a lettori adulti, è la testimonianza di come sia importante far nascere e coltivare questa passione ‘da piccoli’. Da grandi però cambia in parte la sua percezione, e diventa momento di relax (58%) prima che curiosità (48%), voglia di scoprire (48%) e passatempo (46%), ma si conferma sempre una vera passione.

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Più di 33 milioni di italiani hanno acquistato online nell’ultimo trimestre

Negli ultimi tre mesi del 2022 sono 33,3 milioni gli italiani che hanno fatto acquisti online, +9,6 milioni rispetto al periodo pre-pandemia. Un trend che proietta per il 2022 una crescita del +14%, per un valore di 45,9 miliardi di euro. Lo indica l’ultima indagine dell’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, che evidenzia come grazie ai segnali di ripresa già evidenziati lo scorso anno gli acquisti di prodotto hanno segnano un +10% rispetto al 2021, arrivando a 40 miliardi, mentre i servizi valgono 11,9 miliardi, +28% rispetto al 2021.
Con questi risultati la penetrazione dell’online sul totale acquisti Retail di prodotti e servizi nel corso dell’anno dovrebbe superare l’11%.

Food&Grocery il più dinamico, Abbigliamento e Informatica rallentano

Fra i prodotti, i settori più maturi rallentano il proprio percorso di crescita, come l’Abbigliamento (+10% rispetto al 2021) e l’Informatica & Elettronica di consumo (+7%), mentre il Food&Grocery si conferma il comparto più dinamico anche nel 2022, con una crescita del +17% anno su anno.
Quanto al mercato dei servizi, seppur ancora lontano dal valore 2019, cresce in seguito ai risultati incoraggianti del Turismo e trasporti (+33%) e degli Altri servizi (+35%), soprattutto grazie alle performance molto positive del Ticketing per eventi.

Il device preferito è lo smartphone

Secondo l’Osservatorio a prevalere sono gli acquisti con sistemi di pagamento digitale al momento dell’ordine, che rappresentano quasi il 90% del totale, mentre scende l’uso di contante o bonifico, sia online sia nei negozi fisici. Lo smartphone si conferma come il device preferito per fare acquisti online: nel 2022 il 55% del valore e-commerce, un dato in linea con l’anno passato, passa attraverso questo canale.
“Siamo ormai andati ben oltre l’accezione dell’e-commerce inteso come ‘shopping online‘ – ha commentato Roberto Liscia, Presidente di Netcomm -. Stiamo vedendo come questo settore abbia un impatto decisivo, non tanto in termini di penetrazione sul totale retail, bensì in quanto volano indispensabile per lo sviluppo dell’economia italiana”.

“Le aziende devono rispondere con prontezza alle esigenze dei consumatori”

“Per questo l’e-commerce rappresenta oggi un vero e proprio ecosistema, e come tale va trattato e regolamentato, secondo un approccio che tenga conto sia del contesto globale nel quale le imprese italiane operano, sia delle peculiarità che caratterizzano lo scenario digitale globale – ha aggiunto Roberto Liscia -. Siamo di fronte a un momento storico decisivo per la trasformazione dei modelli di business delle aziende, che devono rispondere con prontezza alle esigenze dei consumatori italiani, sempre più digitali, che non sono disposti a tornare indietro, ma che, anzi, chiedono un’esperienza di acquisto sempre più su misura”.

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Italiani, oltre la metà sta programmando le vacanze

Le limitazioni dovute alla pandemia si fanno sempre più lievi e di conseguenza ritorna la voglia di viaggiare. Tanto che oltre la metà degli italiani (51%) avrebbe deciso di andare in vacanza per i prossimi mesi, con il 16% che ha già prenotato. Al netto di chi ci sta pensando ma manifesta ancora un livello di indecisione (18%), gli italiani pronti a fare le valigie sarebbero circa 30 milioni di individui. Il 2022 segnerebbe un incremento dei flussi turistici in Italia: quasi 343 milioni di presenze e poco più di 92 milioni di arrivi, con una crescita rispettivamente pari al 35% e al 43% rispetto all’anno precedente. Segnali in ripresa, dunque, per il settore nel Belpaese anche se ancora al di sotto dei risultati registrati nel 2019, con un 21,4% di presenze e un -29,6% di arrivi. Effetto traino anche sulla spesa turistica che, in valore assoluto, supererebbe i 26 miliardi di euro. E, intanto, la guerra in Ucraina non risparmia gravi contraccolpi sul turismo italiano: poco meno di 6 milioni di italiani hanno già rinunciato alla vacanza per timore degli effetti del conflitto. Infine, per l’anno in corso stimata l’assenza dall’Italia di oltre 300 mila turisti ucraini e russi con una riduzione di 2,4 milioni di presenze e una contrazione della spesa turistica per quasi 180 milioni di euro.

L’industria del turismo torna a crescere

In base a quanto emerge da una previsione dell’istituto Demoskopika che ha stimato i flussi turistici sulla base dell’imposta di soggiorno rilevabile dal sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (SIOPE) e delle recenti previsioni dell’Istat per il 2021, si prevedono quasi 343 milioni di pernottamenti stimati. Effetto positivo anche sulla spesa turistica: ben 26 miliardi previsti, con una crescita dell’11,8% rispetto al 2021. Oltre 9 milioni gli italiani che hanno già prenotato una vacanza per i prossimi mesi. E, intanto, la guerra in Ucraina genera una contrazione di quasi 180 milioni di euro di spesa turistica. Guerra e Covid condizionano il turismo italiano: 11 milioni di italiani rinunciano alle vacanze. Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, ha dichiarato: “La pandemia ha affermato il profilo del turista sostenibile. In quest’ottica, è necessario sfruttare consapevolmente le risorse del PNRR per sostenere la ripresa del turismo”.

Le destinazioni scelte

Ma dove andranno in vacanza i nostri connazionali?  La destinazione prediletta è l’Italia. Il 16% ha già prenotato la villeggiatura, soprattutto nella fascia di età tra i 18 e i 35 anni, mentre il 35% sta pensando di programmare una vacanza per il rimanente periodo dell’anno in corso. Significativo, inoltre, il 18% che, pur manifestando interesse a partire, si dichiara attualmente indeciso. E, ancora. Prevale la vacanza “nazionalista”: 9 italiani su 10, pronti a “fare le valigie”, la trascorreranno nel Belpaese. Sul versante opposto, il 10% ha in programma di recarsi all’estero, di cui, il 7% ha programmato il viaggio in una destinazione europea, mentre il rimanente 3%, opta per una vacanza internazionale. Anche in questo caso, saranno i giovani (18-35 anni) a propendere maggiormente per un viaggio oltre confine.

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In Italia il mercato IoT cresce del 22% e supera i livelli pre-pandemia

Nel 2021 il mercato dell’Internet of Things in Italia è cresciuto del +22% i un anno, superando i livelli pre-Covid e raggiungendo 7,3 miliardi di euro. Grazie alle grandi quantità di dati raccolti da oggetti connessi, evolve l’offerta di soluzioni IoT, con nuovi servizi di valore. Non a caso, il valore dei servizi raggiunge quota 3 miliardi di euro, circa il 40% del mercato IoT complessivo (+25%). Da quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia gli oggetti connessi attivi sono 110 milioni. A fine 2021 sono 37 milioni le connessioni IoT cellulari (+9%) e 74 milioni le connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+25%). Tra queste, una spinta significativa arriva dalle reti LPWA (Low Power Wide Area), che in un anno raddoppiano, passando da 1 a 2 milioni di connessioni.

Dal PNRR 29,78 miliardi di euro di risorse

La spinta maggiore sul mercato viene data proprio delle applicazioni che utilizzano tecnologie di comunicazione non cellulari (3,9 miliardi di euro, +30%). Crescita più contenuta (+6%, 3,4 miliardi) per le applicazioni che sfruttano la connettività cellulare. Ma grandi opportunità per l’IoT si aprono con il PNRR. Molti degli investimenti previsti all’interno del Piano riguardano ambiti in cui l’IoT può giocare un ruolo chiave, dalla Smart Factory alla Smart City, passando per lo Smart Building e l’Assisted Living, per 29,78 miliardi di euro di risorse complessive. 

Industrial IoT: si riduce il gap tra grandi imprese e Pmi

L’80% delle grandi aziende ha attivato servizi a valore aggiunto basati sull’IoT (+4% rispetto al 2020). Tuttavia, se da un lato le grandi aziende hanno ben chiare le potenzialità di tali misure, dall’altro le Pmi non sanno fornire un parere in relazione a tale tematica (28%). La dimensione aziendale determina anche il livello di conoscenza delle applicazioni di Industrial IoT. Se infatti il 96% delle grandi aziende dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l’Industria 4.0, solo il 46% delle Pmi ne ha sentito parlare. Il 69% delle grandi aziende ha avviato almeno un progetto, mentre solo il 27% delle Pmi ha fatto altrettanto. Rispetto al 2020 si registra una lieve riduzione del gap esistente tra grandi imprese e Pmi in termini di conoscenza (-3%) e a un lieve aumento per quanto riguarda la diffusione dei progetti (+3%).

Verso un protocollo per la Smart Home

Le tecnologie Low Power Wide Area (LPWA) in banda non-licenziata sono sempre più adottate per lo sviluppo di soluzioni IoT, in virtù di una maturità tecnologica che si sta consolidando e di una diffusione sempre più ampia. Sul fronte dell’interoperabilità, prosegue l’evoluzione delle tecnologie abilitanti e il rafforzamento degli ecosistemi. In particolare, nel corso del 2021 si è consolidato lo sforzo delle aziende membri della Connectivity Standard Alliance (CSA) verso la stesura delle specifiche di Matter, il nuovo protocollo per l’interoperabilità della Smart Home. Le prime dimostrazioni, presentate al CES di Las Vegas a inizio 2022, testimoniano il buon livello di avanzamento delle specifiche definite a oggi, e la crescente maturità della tecnologia a supporto degli standard presenti sul mercato.

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La comunicazione durante la pandemia

Le ricerche sociali condotte negli ultimi due anni hanno analizzato i problemi e i cambiamenti provocati dalla pandemia. Al di là dell’impatto negativo sull’economia, la nuova ricerca di Eumetra, Comunicare durante le emergenze, fa notare i progressivi turbamenti all’equilibrio psicologico di fasce sempre più ampie di popolazione. Sono problemi non facili da rilevare, perché nelle dichiarazioni sullo status emotivo, le persone tendono a difendersi, e a comunicare una discreta sopportazione. In realtà, negli approfondimenti si manifestano insicurezze e bisogno di aiuto. Ciò però non avviene in tutti i segmenti, o quantomeno, non in modo analogo. Per capirlo, però, non è sufficiente analizzare gli individui attraverso le caratteristiche strutturali sociodemografiche, perché queste creano segmenti omogenei solo per ‘una variabile’, quella in analisi. In realtà la reattività dell’individuo è connessa al suo modo di pensare e di vedere la vita nelle sue varie manifestazioni. Per definizione, l’analisi della verità, e la comprensione, si devono affidare a un approccio ‘multivariato’.

Il 31% di popolazione si dichiara ‘molto preoccupata’

Attraverso questo approccio metodologico lo studio ha rilevato dati molto interessanti. Uno su tutti è che all’interno del 31% di popolazione che si di chiara ‘molto preoccupata’, la maggior parte si concentra nel segmento più elitario della popolazione. Questo dato risulta particolarmente sorprendente, perché significa che il cambiamento e lo stato di incertezza che i recenti eventi hanno prodotto hanno eroso anche le sicurezze di chi solitamente ha sufficienti strumenti culturali ed economici per superare i momenti di crisi.

La comunicazione pubblicitaria

Questo senso di abbandono e di isolamento che è tuttora avvertito in modo particolare dal segmento più benestante della popolazione, ha dato luogo a un atteggiamento molto positivo nei confronti della pubblicità. Durante i mesi di isolamento è emerso che alcune tipologie di avvisi pubblicitari risultassero profondamente stonati, a fronte invece dell’apprezzamento di contenuti considerati empatici e autentici. Bisognosa di informazioni e aggiornamenti, i mezzi di comunicazione vengono percepiti dalla popolazione come strumento di connessione con il mondo e con gli altri.

Colmare la distanza, anche con le aziende

E, anche a scopo compensatorio, si ha una predisposizione positiva anche nei confronti della pubblicità. Siamo stati isolati e ci siamo sentiti un po’ soli, abbiamo visto più televisione, e in generale, fruito di più mezzi. Abbiamo bisogno da una parte di colmare la distanza nelle nostre relazioni personali, dall’altra di sentire anche le aziende più vicine, dalla nostra parte. Comunicare durante un’emergenza è quindi complesso, ma anche molto apprezzato: è cruciale capire quali siano gli elementi valutati più positivamente e quali sono i target più affini a un determinato tipo di comunicazione.