Le alternative all’aria condizionata

L’aria condizionata è il sistema più efficace per ridurre la temperatura e l’umidità dell’aria in un ambiente chiuso. È un’ottima soluzione per rinfrescarsi durante i mesi estivi, ma può essere un sistema che non va bene per tutti.

Pensiamo ad esempio a chi è in affitto e non desidera investire in un climatizzatore che poi rimarrà nell’appartamento, o per quanti hanno a cuore il tema ambientale e preferiscono una soluzione diversa.

Qualsiasi sia la ragione che spinge a cercare valide alternative all’aria condizionata ne esistono diverse, ciascuna con i propri vantaggi e svantaggi. Vediamo allora di seguito quali sono le principali.

Ventilatori da tavolo

I ventilatori sono l’alternativa più semplice e diffusa all’aria condizionata. Sono dispositivi economici e che consumano poca energia. Funzionano convogliando l’aria calda verso l’alto e creando una corrente d’aria fresca.

Ad ogni modo i ventilatori sono adatti per rinfrescare piccoli ambienti, ma non sono molto efficaci in spazi più grandi o molto caldi. Inoltre, possono essere rumorosi, soprattutto quelli a pale.

Ventilatori a soffitto

I ventilatori a soffitto sono una soluzione elegante e discreta per rinfrescare gli ambienti. Sono generalmente più silenziosi dei ventilatori a piantana o da tavolo.

Sono efficaci in ambienti medio-grandi e possono essere utilizzati anche per migliorare la circolazione dell’aria. Quando il caldo non è eccessivo, l’azione continua di un ventilatore a soffitto può anche fare in modo da non far sentire la necessità di avere l’aria condizionata.

Raffrescatori evaporativi

I raffrescatori evaporativi sono dispositivi che funzionano sfruttando l’evaporazione dell’acqua, ed il principio è semplice: l’acqua viene nebulizzata nell’aria, che si raffredda a contatto con essa.

I raffrescatori evaporativi sono efficaci in ambienti medio-grandi e sono più silenziosi dei ventilatori. Certo, bisogna sapere che consumano un po’ più energia e possono essere meno efficaci in ambienti particolarmente caldi o laddove il tasso di umidità è elevato.

Deumidificatori

I deumidificatori sono degli apparecchi che hanno il compito di rimuovere l’umidità dall’aria. L’aria più secca è infatti percepita come più fresca, anche se la temperatura non varia.

Questi dispositivi sono efficaci in ambienti medio-grandi e possono essere utilizzati anche per migliorare la qualità dell’aria. Ad ogni modo, consumano più energia dei ventilatori e dei raffrescatori evaporativi, dunque tienine conto se l’intento è quello di risparmiare.

Condizionatori portatili

I condizionatori portatili sono degli interessanti dispositivi che possono essere spostati da un ambiente all’altro. Essi rappresentano una buona soluzione per chi non vuole o non può installare un condizionatore fisso.

Il bello è chiaramente che i condizionatori portatili possono essere adoperati e riposti quando finisce l’Estate. Sono efficaci in ambienti medio-grandi e sono meno costosi dei condizionatori fissi.

Considera però che sono più rumorosi dei calssici monosplit e hanno il problema dello scarico d’aria calda, per il quale potrebbe rendersi necessario bucare ad esempio una finestra.

Climatizzazione canalizzata

Se il problema per il quale stai valutando delle alternative all’aria condizionata è lo scarso impatto estetico dei monosplit, puoi considerare l’aria condizionata canalizzata.

La climatizzazione canalizzata è un sistema di climatizzazione che distribuisce l’aria fresca attraverso una rete di tubi, ben nascosti all’interno di una controsoffittatura.

È una soluzione efficace che consente di avere una temperatura uniforme in tutta la casa, e può essere utilizzata anche per riscaldare l’ambiente.

Conclusione

Individuare l’alternativa più adatta all’aria condizionata dipende da vari fattori, alcuni dei quali riguardano le caratteristiche dell’ambiente da climatizzare ed altre le esigenze personali.

Chiaramente è anche il budget ad incidere, nonché la possibilità di effettuare piccoli lavori edili tra le mura domestiche.

Ad ogni modo, quelle appena citate sono le soluzioni più idonee per raffrescare gli ambienti senza l’aria condizionata o comunque superando il problema dell’impatto estetico dei condizionatori monoblocco.

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Come ridurre il consumo di plastica in casa

La plastica è un materiale pratico e resistente, ma notoriamente ha anche un impatto negativo sull’ambiente.

Ogni anno infatti, miliardi di tonnellate di plastica finiscono nelle discariche o negli oceani, causando danni alla fauna selvatica e all’ecosistema.

Ovviamente ci sono molti modi per ridurre il consumo di plastica in casa, per la gioia di chi ha a cuore la salute del pianeta.

Sono infatti sufficienti piccoli cambiamenti nelle nostre abitudini quotidiane per fare la differenza e rispettare veramente l’ambiente.

6 consigli per ridurre il consumo di plastica in casa

1. Elimina le bottiglie d’acqua in plastica

Le bottiglie d’acqua in plastica sono uno dei principali responsabili dell’inquinamento da plastica. Ogni anno, vengono vendute miliardi di bottiglie d’acqua in tutto il mondo, e solo una piccola parte di queste viene riciclata.

Per ridurre il consumo di bottiglie d’acqua in plastica, è possibile:

  • Comprare una borraccia riutilizzabile e portare sempre con sé l’acqua quando si va fuori casa.
  • Installare uno dei moderni purificatori acqua domestica e bere l’acqua del rubinetto.
  • Utilizzare l’acqua del rubinetto anche per cucinare.
  • Acquistare acqua sfusa al distributore e adoperare bottiglie in vetro.

2. Non adoperare le buste di plastica

Le buste di plastica sono un altro prodotto usa e getta che contribuisce non poco all’inquinamento globale legato a questo materiale.

Per ridurre il consumo di buste di plastica, è possibile:

  • Portare sempre con sé una borsa riutilizzabile quando si va a fare la spesa.
  • Riciclare le buste di plastica, quando possibile.
  • Adoperare le buste o sacchetti biodegradabili
  • Adoperare sacchetti di carta

3. Preferisci i prodotti sfusi

I prodotti sfusi sono un modo semplice ma efficace per ridurre il consumo di plastica. Invece di acquistare prodotti confezionati in plastica, è possibile acquistare prodotti sfusi come frutta, verdura, cereali, legumi, etc.

In molti supermercati e negozi di alimentari è possibile trovare prodotti sfusi, che possono essere conservati e trasportati direttamente all’interno di sacchetti di carta.

Per acquistare questi prodotti, è possibile anche decidere di portare con sé i propri contenitori riutilizzabili.

4. Riutilizza i contenitori di plastica

Invece di buttare i contenitori di plastica, è possibile riutilizzarli. I contenitori di plastica possono essere utilizzati per conservare gli alimenti, per riporre piccoli oggetti, etc.

Utilizzare più volte un contenitore significa evitare di produrne altri e dunque contribuire ad inquinare meno, per questo è importante.

5. Scegli prodotti con packaging ecosostenibile

Il 60% dei rifiuti prodotti ogni anno in Europa è dovuto al packaging, che spesso è superfluo o addirittura inutile.

Quando si acquistano dei prodotti, è possibile (o per meglio dire è giusto) scegliere quelli con packaging ecosostenibile. Il packaging ecosostenibile è realizzato con materiali riciclabili, biodegradabili o compostabili.

Nulla a che vedere con la plastica dunque, e si tratta tra l’altro di materiali che possono essere facilmente riutilizzati e riciclati.

6. Ricicla i rifiuti in plastica

Riciclare i rifiuti è un modo importante per ridurre l’inquinamento da plastica. Quando si riciclano i rifiuti in plastica, questi vengono trasformati in nuovi prodotti, riducendo la necessità di produrre nuova plastica.

Fai dunque sempre attenzione a differenziare correttamente i tuoi rifiuti e a riporre sempre nell’apposito contenitore qualsiasi rifiuto in plastica.

Conclusione

Riducendo il consumo di plastica in casa, possiamo fare la differenza per l’ambiente. Bastano piccoli cambiamenti nelle nostre abitudini quotidiane per contribuire a ridurre l’inquinamento dovuto alla plastica e a proteggere il nostro pianeta.

I vantaggi sono tangibili sia per noi che per le generazioni future, le quali potranno vivere in un mondo certamente più sano, salubre e “green”.

Sei pronto a fare la tua parte?

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Piscine prefabbricate vs piscine in cemento

Se stai pensando di far installare una piscina nel tuo giardino, probabilmente ti starai chiedendo  quale possa essere la scelta migliore tra una piscina prefabbricata e una piscina in cemento.

Non ti preoccupare, è un dubbio “classico” che tutti si pongono e che è possibile risolvere approfondendo l’argomento. Non esiste infatti una soluzione migliore dell’altra a prescindere, ma tutto dipende dalle tue aspettative e necessità.

Vediamo allora di seguito quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le opzioni, così da aiutarti a prendere una decisione consapevole.

Tipi di piscine disponibili

Ci sono diversi tipi di piscine disponibili sul mercato, ma le due soluzioni principali sono le piscine in acciaio prefabbricate e le piscine in cemento.

Le prime sono realizzate direttamente in fabbrica e poi trasportate sul sito di installazione, dove vengono assemblate.

Le piscine in cemento, invece, vengono costruite direttamente sul luogo di installazione dopo che lo scavo iniziale è stato effettuato.

Caratteristiche delle piscine prefabbricate e di quelle in cemento

Le piscine prefabbricate sono disponibili in diverse forme e dimensioni, e generalmente sono realizzate in monoblocco. La struttura è solitamente in acciaio, coperta da uno strato di vetroresina.

Le piscine in cemento, invece, sono realizzate con uno stampo di cemento armato, che viene solitamente rivestito con piastrelle o con uno strato di PVC.

Vantaggi e svantaggi delle piscine prefabbricate

Le piscine prefabbricate hanno diversi vantaggi rispetto alle piscine in cemento. In primo luogo, sono generalmente meno costose da installare, in quanto queste operazioni richiedono meno tempo e meno manodopera.

Inoltre, le piscine prefabbricate sono disponibili in una vasta gamma di forme e dimensioni, e possono essere personalizzate per adattarsi alle esigenze specifiche del proprietario. Provando ad immaginare quale potrebbe essere uno svantaggio nello scegliere una piscina prefabbricata, potremmo citare il fatto che spesso ci si deve attenere alle dimensioni di trasporto massime possibili, dato che non parliamo di una struttura che viene realizzata sul luogo bensì in fabbrica.

Dunque se desideri ad esempio far realizzare una piscina olimpica o quasi, le strutture prefabbricate non fanno per te.

Vantaggi e svantaggi delle piscine in cemento

Le piscine in cemento sono generalmente più resistenti delle piscine prefabbricate, in quanto sono realizzate con uno stampo di cemento armato.

Inoltre, le piscine in cemento possono essere personalizzate più facilmente rispetto alle piscine prefabbricate, e possono essere progettate per adattarsi perfettamente al terreno circostante.

Tuttavia, le piscine in cemento richiedono più tempo e più manodopera per essere installate, e per questo sono più costose delle piscine prefabbricate.

Confronto tra piscine prefabbricate e piscine in cemento

Per aiutarti a decidere quale tipo di piscina sia la scelta migliore per te, ecco un confronto definitivo tra le due:

  • Costi: le piscine prefabbricate sono generalmente meno costose delle piscine in cemento, anche se i costi possono variare a seconda delle dimensioni, della forma e delle funzionalità richieste.
  • Tempi di costruzione: le piscine prefabbricate richiedono meno tempo per essere installate rispetto alle piscine in cemento.
  • Dimensioni: le piscine prefabbricate non possono essere grandi quanto quelle in cemento per motivo logistici e di trasporto.
  • Manutenzione: entrambe le tipologie di piscine necessitano di manutenzione periodica per fare in modo che tutto funzioni sempre a dovere.

Considerazioni finali e raccomandazioni

In sintesi, la scelta tra una piscina prefabbricata e una piscina in cemento dipende dalle tue esigenze specifiche e dal tuo budget.

Se stai cercando una piscina a basso costo e facile da installare, una piscina prefabbricata potrebbe essere la scelta migliore.

Se invece stai cercando una piscina più resistente e personalizzabile, una piscina in cemento potrebbe fare al caso tuo.

Ad ogni modo, ti consigliamo di consultare un professionista del settore che possa aiutarti a fare chiarezza in maniera completa.

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Conosci i piatti doccia in mineralmarmo?

Il mineralmarmo è un pregiato materiale, composto per ¾ da minerali naturali, in prevalenza dolomite, ed una resina naturale.

Esso è sempre più presente nelle nostre case, soprattutto in bagno dato che è impiegato per la realizzazione di piatti doccia ma anche sanitari, colonne e vasche da bagno.

Si tratta di un materiale che ha la grande capacità di creare un perfetto connubio tra necessità estetiche e resistenza, dunque design e durata nel tempo.

Vediamo allora di seguito quali possono essere i principali vantaggi dell’ adoperare il mineralmarmo e quali le eventuali controindicazioni.

Mineralmarmo: vantaggi e svantaggi

Per quel che riguarda i vantaggi dell’adoperare prodotti in mineralmarmo, possiamo certamente citare, come già accennato, la loro grande resistenza e dunque durata nel tempo.

Proprio per questa caratteristica infatti, il mineralmarmo viene adoperato anche all’aperto e dunque nei luoghi pubblici.

Il design è inoltre chiaramente un altro punto a favore, dato che l’estetica che i prodotti realizzati con questo materiale offrono è davvero interessante e accattivante.

Bisogna inoltre considerare che si tratta di un materiale particolarmente facile da pulire: basta infatti una piccola spugna ed un po’ di sapone naturale per pulire efficacemente il mineralmarmo, motivo per il quale non bisogna preoccuparsi per quel che riguarda la sua manutenzione ordinaria.

Non ci sono particolari svantaggi o controindicazioni per quel che riguarda l’utilizzo del mineralmarmo, se non il fatto che questo materiale teme ciò che è particolarmente abrasivo, come determinati tipi di spugne che vanno evitate, o i prodotti piuttosto acidi per la pulizia che vanno evitati proprio perché aggressivi.

Un materiale con un buon rapporto qualità prezzo

Il mineralmarmo è un materiale che ha un rapporto qualità prezzo molto centrato, dunque ideale anche per chi ha un budget alquanto ridotto.

Tra l’altro sono disponibili in commercio prodotti in mineralmarmo di qualsiasi tipologia, dimensione e forma.

Questo fa sì che tale materiale sia oggi ampiamente diffuso ed abbia sostituito in parte la ceramica, anche nei box doccia, grazie soprattutto alle sue caratteristiche che, oltre ad una innata resistenza, gli conferiscono anche un’ottima lucidità ed estetica in generale.

Come sempre, ad ogni modo, non c’è una soluzione migliore delle altre ma tutto dipende da quello che desideriamo ottenere.

Da questo punto di vista il settore offre comunque tantissime idee e prodotti che sono in grado di accontentare i desideri di ciascuno, sia dal punto di vista funzionale che da quello estetico.

Qual è la differenza tra mineralmarmo e ceramica?

La differenza più importante tra il mineralmarmo e la ceramica è che il primo è più resistente sia agli urti che ai graffi, ed in ogni caso è possibile rimediare ad eventuali segni accidentali (cosa che non è possibile fare con la ceramica).

La ceramica offre invece resistenza ai prodotti acidi, ma da questo punto di vista è sufficiente non adoperarli per evitare di compiere un’azione incauta.

Inoltre, aspetto questo da non sottovalutare, nel mineralmarmo è sempre possibile ripristinare la lucidatura iniziale che eventualmente si va perdere nel tempo.

Dunque questo prodotto anche a distanza di anni può tornare ad essere lucido e splendente come quando appena acquistato.

È consigliabile acquistare un piatto doccia in mineralmarmo?

Considerando quanto sopra, certamente un piatto doccia in mineralmarmo è un ottimo investimento.

Sarà infatti veramente difficile danneggiarlo, sebbene gli incidenti domestici (ad esempio un oggetto pesante che cade di mano) capitino, ed inoltre è sempre possibile ripristinare la lucentezza iniziale mediante un apposito trattamento.

Infine è anche possibile rimediare ad eventuali graffi, e la resistenza generale all’usura che questo materiale è in grado di garantire è veramente di alto livello.

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Consigli per arredare un  salone da parrucchiere

Quando si parla di “salone da parrucchiere”, ma anche “centro estetico” o “centro per la manicure” immaginiamo luoghi piacevoli, belli e confortevoli in cui trascorrere del tempo.

Riuscite a immaginare la delusione dei clienti quando arrivano in un’attività e la trovano sporca, con odori poco gradevoli, disordine e capelli ovunque? Senza dubbio, saranno clienti che non torneranno.

L’importanza degli arredi

Da sempre, la decorazione è un fattore importante per determinare l’esclusività di un’attività, sia che si tratti di hotel, ristoranti, uffici e, naturalmente, centri estetici.

Ad oggi ciò non è cambiato, un scelta di arredi buona o cattiva la dice lunga sulla tua attività. Ora, se in questo momento potessi misurare la qualità dei mobili della tua attività da 1 a 10, che voto le daresti?

Di solito le persone hanno il budget come principale ostacolo, ma possiamo dirti che ci sono idee molto geniali che non richiedono poi così tanti investimenti.

In ogni caso tieni presente che questo tipo di spesa si recupera nel breve termine, perché se i tuoi clienti sono contenti della tua attività, favorirai la fidelizzazione e l’acquisizione di nuovi utenti.

Come scegliere gli arredi?

La prima domanda che devi porti è: come arredare un salone da parrucchiere?  Questo dipende da te e dai tuoi clienti.

Da te, perché il parrucchiere deve trasmettere la sua essenza ed il suo stile, e dai tuoi clienti, perché la decorazione e l’arredamento dipendono dai servizi che offri, dai prezzi, dall’età dei tuoi clienti, dall’ubicazione dei locali, etc.

In questo modo, l’arredamento di un parrucchiere per giovanissimi non sarà lo stesso di quello di un parrucchiere per donne tra i 30 e i 45 anni, così come non sarà lo stesso di quello di una giovane imprenditrice nella location più “in” della città, perché sicuramente lì i servizi saranno più cari e gli investimenti in arredi saranno maggiori.

Mobili e forniture per parrucchieri

Le nuove tendenze riguardo i mobili per parrucchieri fanno registrare delle novità rispetto gli standard tradizionali cui siamo abituati per qualcosa di più audace. Sembra infatti che il tradizionale abbia già annoiato i clienti.

Ecco di seguito un insieme di idee molto complete per la tua attività. Speriamo tu possa trovarle molto utili.

  • Sedie da parrucchiere: le sedie da parrucchiere dovrebbero adattarsi allo stile dell’intero locale: cioè se l’intera stanza ha i colori blu e metti alcune sedie rosse, vedrai che la combinazione è schiacciante (a meno che questo non sia intenzionalmente il tuo stile). In generale, cerca di trovare una corrispondenza tra le sedie e il colore degli altri mobili e pareti.
  • Lavabo da parrucchiere: a volte non prestiamo molta attenzione ai lavateste, tuttavia questi sono molto importanti. Non c’è niente di peggio di un lavaggio della testa scomodo, del tipo che crea fastidio al collo. Investi invece in lavatesta buoni e comodi quando dovrai considerare i servizi di forniture per parrucchieri.
  • Spazio per l’accoglienza: il ricevimento è il biglietto da visita del tuo salone da parrucchiere e, come tutto il resto, la prima impressione è fondamentale per conquistare qualcuno, soprattutto se si tratta di clienti.

Come regola generale, ricorda che anche se il tuo salone è piccolo, esistono idee favolose che non richiedono particolari spazi ma che conferiscono tanto stile all’ambiente.

Altre idee interessanti

Se la stanza è piccola, invece di cassetti o mobili per riporre forniture e strumenti, usa gli scaffali. E poiché anche i piccoli dettagli contano, ci sono alcuni oggetti che non puoi non considerare.

Ad esempio gli strumenti tecnologici e le riviste per rendere più piacevoli i tempi di attesa, e la decorazione in generale come ad esempio vasi, quadri, lampade e altro.

Raccomandazioni finali

Scegli mobili facili da pulire, resistenti, funzionali e confortevoli. Lascia che facciano trasparire il tuo stile.

Inoltre prima di acquistare qualsiasi mobile, tieni sempre a mente i tuoi clienti, le loro caratteristiche e, naturalmente, la tua essenza. Questo ti porterà ad acquistare elementi non solo estetici ma anche molto pratici e funzionali.

Ricorda, un arredamento adeguato è un ottimo modo per attirare i clienti e fidelizzare quelli esistenti!

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Meglio un compressore lubrificato o no?

Quando hai stabilito le dimensioni e il tipo di compressore che fa al caso tuo, rimane un’ultima decisione da prendere: meglio un compressore lubrificato o no? Per non complicare eccessivamente le cose, diciamo che la scelta dovrebbe essere basata sul modo in cui verrà utilizzato il dispositivo.

Il primo passo nella scelta di un compressore è dunque valutare le esigenze della tua installazione.

Ci sono casi in cui le conseguenze della contaminazione da olio sono incompatibili con il tipo di attività e quindi è essenziale avere un compressore d’aria oil-free. Tuttavia, la maggior parte delle piccole officine industriali e manifatturiere utilizzano compressori a iniezione di olio, dunque lubrificati, poiché le conseguenze della contaminazione da olio non sono così gravi come potrebbero essere in un impianto di produzione alimentare, ad esempio. L’olio per compressori d’aria ricordiamo infatti serve per lubrificare ma anche per raffreddare l’aria compressa.

Se non c’è un bisogno specifico di adottare un compressore oil free, l’opzione maggiormente raccomandata è un’unità lubrificata a olio, come un compressore rotativo a vite a iniezione d’olio, considerando che i compressori oil-free hanno inoltre un costo molto più elevato.

Anche se l’olio dovesse in minima parte rimanere nell’aria compressa inoltre, esso può essere rimosso a fondo utilizzando prodotti per aria di qualità . I filtri coalescenti possono pulire le particelle di aria compressa a 0,01 micron, le quali possono anche essere pulite con l’aggiunta di un filtro a carbone attivo per avvicinarsi alla purezza dell’aria Classe 1.

Quali sono le diverse classi di purezza dell’aria?

I compressori d’aria oil free sono utilizzati anche per produrre una gamma di prodotti sensibili, dai semiconduttori alla carta. Anche la più piccola traccia di olio in tali applicazioni potrebbe avere effetti negativi sui prodotti e persino sulle persone. La classe 0 e la frase “tecnicamente oil free” sono spesso utilizzate per indicare che un compressore soddisfa determinati standard in tal senso.

Sebbene questi termini siano simili, presentano differenze fondamentali che, se non prese in considerazione, possono avere conseguenze impreviste.

Il significato di “oil free”

Per capire meglio tutto questo, diamo un’occhiata al significato di “oil free”. Il termine “oil free” è utilizzato come riferimento a compressori che non richiedono alcun tipo di lubrificazione nella camera di compressione. Mentre esso descrive un tipo di compressore, “Classe 0” e “tecnicamente senza olio” esprimono quanto sia pulita l’aria dopo la fase di compressione. Ci sono importanti differenze tra i due, che spiegheremo a breve.

È importante sapere che esistono degli standard mondiali per scopi di utilizzo privati, industriali e commerciali. L’aria compressa ha una propria serie di standard ISO. In base alla purezza massima dell’aria (determinata dal numero di particelle per metro cubo in funzione della dimensione delle stesse), i compressori possono essere classificati come Classe ISO 0-5. La versione originale degli standard di purezza dell’aria compressa ISO (1991) è stata “realizzata da e per” produttori di filtri. Lo standard ha definito cinque classi di concentrazione dell’olio, la migliore delle quali è la Classe 1.

ISO Classe 1 – Aria tecnicamente oil free

La classe 1 specifica una concentrazione di olio di 0,01 mg/m3 a 1 bar (a), 14,5 psia e 20 ° C (68° F), e riuscire a soddisfare questi criteri è talvolta detto “tecnicamente una soluzione senza olio”. Tuttavia, questi standard sono stati modificati nel 2001 e aggiornati nel 2010. L’attuale standard stabilisce limiti sul contenuto totale di olio (liquido e vapore) ed è stato introdotto uno standard specifico sulla misurazione del vapore d’olio.

Classe ISO 0: aria oil-free

Per soddisfare requisiti di qualità più rigidi, è stata aggiunta una nuova classe (Classe 0). La classe ISO 0 è l’opzione più pulita, che può garantire il 100% di aria oil free. Questi compressori generalmente hanno un prezzo di partenza più alto, ma sono molto più sicuri anche nelle applicazioni “sensibili”.

Ad ogni modo, quando si sceglie un compressore d’aria oil-free o lubrificato, è sempre consigliabile chiedere il parere di un professionista dell’aria compressa e scegliere ricambi Atlas Copco per avere garanzia di qualità..

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Riflessioni per l’acquisto di un nuovo condizionatore

Per scegliere bene il tuo nuovo condizionatore d’aria bisogna innanzitutto dire che questi prevedono una unità esterna e una o più unità che vanno installate all’interno. Dunque la prima cosa a cui devi pensare è quante stanze hai bisogno di rinfrescare e chiaramente la quadratura di ogni ambiente.

Se hai bisogno di rinfrescare un’unica stanza, di dimensione massima di 35 metri quadrati, va bene anche un condizionatore che sia tra gli 8000 e i 12000 BTU. Negli ambienti più grandi è bene scegliere un condizionatore di potenza che oscilli tra i 15000 i 18000 BTU.

Nel caso in cui tu abbia necessità di rinfrescare più di una stanza, in questo caso potresti pensare ad esempio ai condizionatori dual split. Questi prevedono una unità esterna e una, due, tre o addirittura quattro unità interne in base a quante stanze desideri rinfrescare.

In questo caso devi fare particolare attenzione alla potenza della tua unità esterna dato che questa dovrà alimentare tutti gli apparecchi interni che vengono fissati a parete.

Come consumare meno energia?

Sicuramente, una delle caratteristiche cui devi fare attenzione è la classe energetica del condizionatore d’aria che stai andando da acquistare.

Al momento la classe energetica A+++ è quella che garantisce migliore rendimento energetico e minori consumi. Una macchina di questo tipo ti consentirà sicuramente di risparmiare in bolletta.

Caratteristiche dei condizionatori più moderni

I condizionatori più moderni sono dotati di interessanti caratteristiche che li rendono particolarmente appetibili. Tra queste, assoluta priorità per chi desidera vivere in una casa smart, è quella di optare per un climatizzatore con WiFi (esistono diversi modelli di condizionatori Mitsubishi in proposito), i quali possono essere totalmente controllati tramite smartphone.

Ciò significa ad esempio che potrai accendere il tuo condizionatore quando stai per rientrare in casa e trovare già una temperatura ottimale nel momento in cui apri la porta.

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Controvento: le aziende alla guida del Paese generano 101,3 miliardi di ricavi

È quanto emerge dalla quinta edizione dell’Osservatorio ‘Controvento: le aziende che guidano il Paese’, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS.
Le aziende Controvento rappresentano le eccellenze imprenditoriali del Paese. Complessivamente, generano il 9,4% dei ricavi, pari a 101,3 miliardi di euro, il 21,1% dell’EBITDA, e il 14,2% del valore aggiunto complessivo della manifattura italiana.

Questo gruppo di imprese, prevalentemente del settore manifatturiero italiano, è capace di crescere nonostante gli ostacoli. Si tratta di realtà che vantano performance altamente sopra la media, e si distinguono dalle altre per alcuni parametri particolarmente indicativi, come la crescita dei ricavi, la marginalità e la creazione di valore aggiunto.

Capaci di performance straordinarie anche durante la crisi

L’Osservatorio Controvento è nato con l’obiettivo di identificare le imprese manifatturiere nazionali capaci di performance straordinarie anche nell’attuale economia italiana dello ‘zero-virgola’. 
Negli ultimi 5 anni la quota di queste imprese oscilla tra il 6,5% e il 7,2%, con un ricambio annuo pari al 50% del totale. Si rileva quindi un fenomeno ricorrente che porta a pensare che la massa trainante sia rappresentata da questa quota.

Tra le imprese Controvento la classe dimensionale non sembra incidere sulla marginalità. Negli ultimi 5 anni le performance più positive riguardano maggiormente le micro e piccole imprese, con un EBITDA in crescita rispettivamente del +295% e del +234.

Tra il 2017-2022 ricavi cresciuti del 96%

Considerando i ricavi prodotti tra il 2017 e il 2022, quelli delle imprese Controvento sono cresciuti del 96%, mentre il resto delle imprese è complessivamente cresciuto del 39%.
Le imprese Controvento con oltre 500 dipendenti crescono in maniera più contenuta (+81% ricavi), mentre le grandi imprese mostrano performance migliori di tutti i cluster (+129%).

Inoltre, negli ultimi anni si osserva un allargamento del target di imprese Controvento verso il Sud, sebbene il Nord-Est riconfermi una maggiore predisposizione a ospitarle, con il Veneto l’unica regione entrata per 5 edizioni consecutive nel report sia per numero di imprese sia per ricavi prodotti.

I settori Controvento: packaging, cosmetica, metallo

Quanto ai settori produttivi, si possono individuare alcuni comparti che accentuano la propria rilevanza tra le imprese Controvento. Tra quelli vincenti, nei quali l’incidenza relativa delle variabili considerate (numero di imprese, ricavi, EBITDA, valore aggiunto) è sempre superiore alla media, si segnalano i comparti della cosmetica, della metallurgia e metallo, del legno e sughero, e la carta.

Prendendo in esame i soli ricavi, i settori che negli ulti 5 anni sono sempre rientrati in Controvento sono il packaging, la cosmetica, i minerali non metalliferi e il metallo.
Dall’altra parte, i settori mai entrati nel gruppo delle aziende con performance sopra la media vanno segnalati quelli alimentare, delle apparecchiature elettriche e della stampa.

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Formazione permanente, necessaria per il successo personale e professionale

In un contesto sempre più dinamico, caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici, economici e sociali, la formazione permanete si presenta come un elemento cruciale per il successo personale e professionale. Mai prima d’ora è stato così fondamentale adattarsi costantemente alle novità , acquisire nuove competenze e rimanere aggiornati rispetto alle evoluzioni del mondo che ci circonda.

Adattarsi al cambiamento

Il mondo di oggi si evolve a una velocità inimmaginabile solo fino a pochi anni fa. Di continuo emergono nuove tecnologie e metodologie. Mantenersi aggiornati è l’unico modo per rimanere al passo con tali cambiamenti, acquisendo gli strumenti necessari per adattarsi e inserirsi in ambienti in rapida trasformazione.

Coloro che investono nella loro crescita personale attraverso la formazione sono più propensi a cogliere le opportunità che si possono presentare e a superare sfide impreviste.

Aprirsi al futuro

Le competenze richieste dal mercato del lavoro stanno subendo una profonda trasformazione. Settori come l’intelligenza artificiale, l’automazione e la digitalizzazione stanno ridefinendo il concetto di occupazione. La formazione continua consente alle persone di acquisire competenze valide oggi e nel futuro, come la capacità di lavorare con algoritmi, la comprensione della data science e ulteriori skills, in modo da diventare sempre “appetibili” per le aziende e i recruiter.  

Crescita a 360 gradi

L’apprendimento continuo non riguarda solo la qualificazione professionale, ma anche la crescita personale. Acquisire nuove conoscenze e competenze arricchisce la vita di ogni individuo, stimolando la curiosità e contribuendo a mantenere una mente aperta. Questa crescita personale può influenzare positivamente la carriera, le relazioni e la soddisfazione generale nella vita.

Flessibilità e resilienza

Continuare a studiare, infatti, è la strada maestra per allenare la flessibilità mentale e la resilienza. Affrontare nuove sfide e imparare nuovi concetti richiede una mentalità aperta e la capacità di adattarsi. Le persone che seguono corsi di formazione sono più abili a gestire lo stress e ad affrontare le difficoltà con una mentalità positiva.

In conclusione, la formazione permanente è un investimento necessario per avere successo nel mondo moderno. Che si tratti di acquisire nuove competenze tecnologiche, di migliorare le skills interpersonali o di esplorare nuovi campi di conoscenza, la costante ricerca di sapere crea persone più preparate e adattabili. In un mondo che cambia così rapidamente, la chiave per eccellere è rimanere al passo con i tempi.

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Dalla transizione verde 30 milioni di posti lavoro entro il 2030

La trasformazione verde delle aziende porterà a un aumento delle opportunità di impiego nell’ambito della sostenibilità, creando fino a 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo entro il 2030. Soltanto in Europa, oltre 1,7 milioni entro il 2040, grazie allo sviluppo di molecole verdi, come l’idrogeno e i biocarburanti, nell’ambito della transizione energetica.

Emerge dal report Building Competitive Advantage with A People-First Green Business Transformation, di ManpowerGroup, presentata al World Economic Forum di Davos.
Secondo il report, il 70% delle aziende di tutti i settori pianifica di assumere i cosiddetti ‘green jobs’. Soprattutto nei settori energia e servizi pubblici (81%), IT (77%) e servizi finanziari (75%).

Mancano le competenze

Tuttavia, la transizione richiederà la riqualificazione e l’aggiornamento del 60% dei professionisti per dotarli delle competenze necessarie a soddisfare la domanda verde. A livello globale, solo 1 lavoratore su 8 possiede più di una competenza ‘green’.

Se l’Italia è tra i Paesi che presentano maggiori carenze di competenze, il 94% dei datori di lavoro a livello globale riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere gli obiettivi ESG, e il 75% ha difficoltà a trovare i talenti con le competenze ricercate.
Reperimento di candidati qualificati (44%), creazione di programmi di riqualificazione efficaci (39%) e identificazione di competenze trasferibili (36%) sono i principali ostacoli alla transizione verde.

Non tutti sono entusiasti del cambiamento

A livello settoriale si riscontrano differenze nell’entusiasmo verso la transizione verde. I lavoratori dei comparti IT (75%) e servizi finanziari/immobiliare (74%) sono i più pronti ad accogliere le prossime trasformazioni in ambito sostenibilità. Al contrario, i lavoratori dei settori energia e utility (64%) e trasporti, logistica e automotive (62%) sono meno ottimisti.

In generale, la maggior parte dei lavoratori è ottimista sulla transizione verde. Anche nel valutare un’opportunità di lavoro, le persone analizzano i progressi che le aziende hanno fatto in campo ambientale, più che le promesse.
Si tratta di un fatto positivo per i datori di lavoro che investono nella costruzione di modelli di business più sostenibili.

GenZ e Millennials i più ottimisti

Anche a livello generazionale si riscontrano discrepanze tra lavoratori.
Se infatti un terzo (32%) dei GenZ crede che i lavori verdi saranno contraddistinti da una retribuzione più elevata, solo il 14% dei Boomers condivide questo pensiero. Inoltre, il 75% degli appartenenti alla GenZ svolge ricerche sull’impegno delle aziende in ambito sostenibilità, e il 46% afferma che ciò influisce sulla probabilità di scegliere un determinato datore di lavoro.

Inoltre, per il 71% dei GenZ e il 60% dei Millennial le iniziative verso un mondo più sostenibile miglioreranno il loro lavoro, rispetto ad appena il 44% dei Boomers.
Le generazioni più giovani intravedono anche maggiori opportunità di sviluppo della propria carriera, riporta Italpress, con il 35% della Gen Z e il 34% dei Millennial che lo considerano uno dei principali vantaggi della transizione.

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La cybersecurity industriale nel 2024: sfide e prospettive

Kaspersky, tramite il suo Industrial Control Systems Cyber Emergency Response Team (ICS CERT), ha diffuso le previsioni per il 2024 in merito alle principali sfide di cybersecurity che il settore industriale dovrà affrontare nel corso dell’anno.

Le proiezioni mettono in luce la persistenza delle minacce ransomware, l’aumento dell’hacktivism a sfondo cosmopolitico, una visione sulla “offensive cybersecurity” e le trasformazioni delle minacce nel settore logistico e dei trasporti.

Il bilancio del 2023

Guardando al 2023, Kaspersky accendi i riflettori su alcuni aspetti chiave della cybersicurezza industriale, che potrebbero evolversi ancora nel corso dei prossimi mesi. In particolare, la ricerca dell’efficienza nei sistemi IIoT e SmartXXX ha contribuito ad ampliare la superficie di attacco, mentre l’impennata dei prezzi dei fornitori energetici ha portato a un aumento dei costi dell’hardware, favorendo il passaggio strategico verso i servizi cloud.

L’ingerenza governativa nei processi industriali ha introdotto nuovi rischi, come le fughe di dati causate da dipendenti non qualificati e procedure di comunicazione responsabile non adeguate.

Ransomware: il pericolo numero uno  

Nel 2024, il ransomware sarà ancora il principale motivo di preoccupazione per le imprese industriali. Grandi organizzazioni, fornitori di prodotti e società di logistica dovranno affrontare rischi importanti, con potenziali impatti economici e sociali gravi. I criminali informatici mireranno alle aziende in grado di pagare riscatti consistenti, causando interruzioni nella produzione e nelle consegne.

Hacktivism cosmopolitico: si intensificano le proteste digitali

Si prevede un aumento dell’hacktivism a sfondo geopolitico nel 2024, con conseguenze potenzialmente più distruttive. Oltre ai movimenti di protesta nazionali, si anticipa una crescita dell’hacktivism cosmopolitico, guidato da programmi socioculturali ed economici come l’eco-hacktivism. Tale diversità di motivazioni renderà il panorama delle minacce più complesso e impegnativo.

Offensive cybersecurity 

L’utilizzo della “offensive cybersecurity” per raccogliere informazioni sulle minacce avrà conseguenze contrastanti. Se da un lato migliorerà la sicurezza aziendale offrendo indicazioni precoci di possibili compromissioni, dall’altro potrebbe attraversare la sottile linea tra la zona grigia e quella d’ombra.

Le attività informatiche a scopo di lucro, utilizzando strumenti commerciali e open-source, potrebbero operare in modo più discreto, rendendo difficile il rilevamento e le indagini.

Minacce evolute nei trasporti e nella logistica

La rapida automazione e la digitalizzazione dei settori logistica e trasporti introdurrà nuove sfide, unendo crimini sia informatici sia tradizionali. Tra questi, potrebbero aumentare furti di veicoli e merci, pirateria marittima e contrabbando.

I cyberattacchi non mirati potrebbero causare conseguenze fisiche, specialmente nel settore dei trasporti fluviali, marittimi, su strada e con veicoli speciali.

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Fatturazione elettronica: le novità del 2024

Lo scorso 31 dicembre è scaduto il regime transitorio previsto dal Decreto Legislativo 127/2015 che a determinate condizioni consentiva ai titolari di partita IVA di continuare a utilizzare le fatture cartacee, almeno per le transazioni tra privati.
L’obbligo di fatturazione elettronica è invecescattato subito per forfettari, minimi ed enti del terzo settore in regime forfettario, che emettono fatture alle Pubbliche amministrazioni.

Cosa è cambiato dal 1° gennaio 2024? La principale novità è l’estensione dell’obbligo di fatturazione tramite SDI anche a titolari di partita IVA in regime forfettario o appartenenti al vecchio regime dei minimi. Ma non è l’unica.

Rendere più facilmente tracciabili gli importi fatturati

In ogni caso, dal 1° gennaio 2024 chiunque emette fattura dovrà farlo in formato elettronico. Secondo le stime, mezzo milione di professionisti in più potrebbero trovarsi per la prima volta alle prese con la fatturazione elettronica.

La novità è intesa a semplificare numerose operazioni fiscali e soprattutto a rendere più facilmente tracciabili e conoscibili al fisco gli importi fatturati.
La conseguenza più rilevante è la maggiore probabilità di essere oggetto di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate su acquisti e forniture incongrue rispetto al volume di fatturato.

L’obbligo della conservazione a norma delle fatture

Ma non mancano conseguenze più pratiche: ci si deve infatti registrare sull’applicativo disponibile gratuitamente sul sito della stessa Agenzia che consente di emettere e conservare le proprie fatture.
Tra gli obblighi che derivano dalla fatturazione elettronica estesa anche a forfettari e minimi, di cui gli stessi potrebbero sottostimare l’importanza, c’è infatti anche quello della registrazione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.

I migliori servizi di fatturazione elettronica si occupano anche di questo aspetto, ma per una maggiore sicurezza e per riuscire a conservare in un unico ‘luogo’ tutta la documentazione digitale della propria azienda si potrebbe optare per servizi ad hoc, come Doceasy.

Cambiano gli elenchi di controllo e le modalità per accedere al reverse change

Per tornare alle novità 2024 sulla fatturazione elettronica, quest’anno cambiano gli elenchi di controllo. In pratica, viene rifiutata la fattura elettronica se viene riscontrata l’invalidità della dichiarazione d’intento. Cambiano anche le modalità per accedere al regime del reverse change. Anche nel caso delle operazioni realizzate con l’estero, ma non correttamente assoggettate a tale regime, si potrà ricorrere al documento TD28.

Altre novità previste sono quelle che consentono agli operatori agricoli in regime speciale di gestire automaticamente le liquidazioni IVA, e soprattutto, l’applicazione delle regole tecniche previste in Europa per le fatture elettroniche verso le PA e capaci di garantirne la piena interoperabilità. 

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Agriturismo: dati e trend positivi di un settore di successo 

Se la forza trainante dell’agriturismo risiede nelle sue offerte economiche chiave, degustazione, alloggio e ristorazione, nel periodo 2004-2022 le aziende con servizio di degustazione hanno registrato un aumento annuo medio del 4,5%, evidenziando una connessione crescente con i prodotti DOP e IGP.
Allo stesso tempo, le aziende con alloggio e ristorazione hanno seguito con tassi medi annui rispettivamente del 3,4% e del 3,2%.

Secondo un report dell’Istat dedicato al settore agrituristico, in generale in Italia si è passati da poco più di 14mila aziende nel 2004 a 25.849 nel 2022, riflettendo un tasso di crescita medio annuo del 3,8%.
Una crescita distribuita in modo uniforme tra le diverse macro aree del Paese, con punte del 5,5% e 4,3% nel Nord-Ovest e nel Centro, e valori leggermente inferiori nel Sud, Isole, e Nord-Est. 

Quasi il 64% dei Comuni italiani è agrituristico

Sempre secondo l’Istat, oltre il 53% delle aziende agrituristiche si localizza nelle aree collinari, il 31% in quelle montane e il 16% in pianura.
Rispetto al 2004, il valore della produzione nel settore agrituristico è cresciuto al ritmo del 4,2% all’anno, triplicando la capacità produttiva in termini assoluti. Un risultato notevole, soprattutto se confrontato con il settore agricolo generale (+0,51%).

Anche sotto l’aspetto della diffusione territoriale i dati sono altrettanto impressionanti. Se nel 2004 i Comuni che ospitavano almeno un agriturismo (Comuni agrituristici) erano 3.352 in 18 anni se ne sono aggiunti 1.677, portando il totale a oltre 5.029, quasi il 64% dei Comuni italiani.

La nuova frontiera della multifunzionalità 

La trasformazione del settore è evidente nella proliferazione di aziende agrituristiche multifunzionali, caratterizzate dalla capacità di offrire almeno tre servizi distinti. 
Le aziende agrituristiche multifunzionali, che rappresentano il 28,2% di tutte le strutture attive, si presentano come un elemento consolidato e rilevante all’interno di questo settore in continua trasformazione.

Dal punto di vista geografico, il Centro si conferma come il luogo principale per la presenza di aziende multifunzionali, con il 28,1% del totale, seguito da Nord-Est (24,7%), Nord-Ovest (19,9%), Sud (16,3%) e Isole (11%).

Donne alla guida nel 34,1% dei casi 

La presenza femminile alla guida delle aziende agrituristiche è in costante aumento, con un totale di oltre 8.800 donne (34,1%) che gestiscono tali attività.
La maggior quota di conduttrici si concentra principalmente al Sud (46,6%), con valori che si avvicinano al 50% in Basilicata, Campania e Calabria.

Al Centro le donne alla guida sono il 36%, con Lazio e Umbria entrambi al 45%, mentre la Toscana registra una percentuale leggermente più bassa (31%). La quota di conduttrici è pressoché simile nelle Isole (36%) e nel Nord-ovest (36%), con la Liguria in testa al 50% di aziende guidate da donne.
L’indice di prevalenza di genere, che indica il rapporto tra aziende con conduttore e aziende con conduttrice, evidenzia una maggiore propensione all’imprenditoria femminile in Basilicata, Liguria e Campania. Al contrario, regioni come Trentino-Alto Adige/Südtirol, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia mostrano un indice più basso.

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Quali sono i trend del 2024 per l’e-commerce? 

In vista del 2024 le aziende sono orientate ai prossimi obiettivi di crescita, e le strategie per fidelizzare la clientela ed espandere il raggio d’azione commerciale si accompagnano a una predisposizione accurata dei canali online.
Per essere pronti a cogliere tutte le opportunità dell’e-commerce Calicantus offre una panoramica sui maggiori trend italiani e internazionali dell’anno che sta per iniziare. Il primo, è la consegna in 24h, cruciale per mantenere un alto vantaggio competitivo. Il secondo, essere presenti all’interno di Marketplace con schede prodotti ricche di immagini e dettagli, per sfruttare in modo efficiente il potenziale di mercati online.

Ma nell’arco dei prossimi mesi ci si aspetta anche un significativo aumento del Social Commerce, con nuove opportunità per coinvolgere e incrementare la base clienti.

Intelligenza artificiale generativa e Realtà aumentata

AI e apprendimento automatico, poi, stanno trasformando radicalmente l’e-commerce. Il potenziale della Realtà Aumentata poi è immenso, e nel 2024 le aziende che la incorporeranno nelle strategie di e-commerce otterranno un vantaggio competitivo significativo.
Mediante l’AI generativa, poi, la funzionalità legata alle Ricerche Vocali sarà decisamente potenziata per rendere la Customer Experience più coinvolgente e con un approccio conversazionale.
Ma quando l’e-commerce ha volumi di vendita importanti, diventa fondamentale implementare un Sistema di Gestione degli Ordini (OMS), in grado di orchestrare tutte le fasi secondo una customer experience eccellente.

Puntare su servizi in abbonamento e transazioni B2B

Non sono da meno i servizi in abbonamento, tendenza destinata a proseguire anche nel 2024. Per un lancio di successo, è cruciale implementare un sistema di gestione abbonamenti user-friendly, perché adottando i servizi in abbonamento si aprono opportunità per coltivare relazioni durature con i clienti e generare entrate ricorrenti.
Anche le transazioni B2B si sposteranno sempre più online, rendendo necessario un cambiamento nel modo in cui le aziende interagiscono con i Buyer.

Secondo Wunderman Thompson, il 90% degli utenti si aspetta un’esperienza d’acquisto simile al B2C anche nell’ambito B2B.
GenZ e Millennial stanno assumendo ruoli di responsabilità decisionali per gli acquisti B2B, e preferiscono ricercare e comprare prodotti online, spesso eludendo le tradizionali interazioni di vendita.

Tutti i plus dell’Advertising

L’Advertising resta un’attività fondamentale per la promozione dell’e-commerce, e nel 2024 vede alcuni sostanziali cambiamenti. Anzitutto, per avere automazioni ottimizzate sono necessari i dati, pertanto i tracciamenti diventano fondamentali.

Ma nel 2024 gli esperti dovranno affrontare normative sulla privacy più severe e il rifiuto dei cookie di terze parti. Di conseguenza, il settore si sta spostando verso la priorità data ai dati proprietari come nuovo standard, nonché l’utilizzo più massiccio delle conversioni avanzate.
Ignorare i social media nelle strategie PPC, poi, limita il raggio d’azione. Occorre quindi scegliere quali piattaforme sono le più adatte ai potenziali acquirenti per inserirli nella strategia aziendale.

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I giovani e la fruizione culturale tra consumi online e offline

Nel 2022 la cultura in Italia ha guadagnato maggiore attrattiva grazie alla flessibilità offerta dalle modalità di fruizione da remoto.
Secondo quanto emerge dalla ricerca dal titolo ‘Fruizione culturale: i giovani tra festival e social media’, realizzata da BVA Doxa per Intesa Sanpaolo, i ragazzi e le ragazze appartenenti alla Gen Z considerano l’approccio online come uno strumento fondamentale per la crescita personale, l’intrattenimento e la comprensione del mondo.

La coesistenza di esperienze online e offline emerge chiaramente dai Focus Group. Se il canale online offre un accesso immediato, un linguaggio affine e una cultura più selettiva, il ‘mondo’ offline richiede più impegno, ma offre un’immersione completa, tangibile, e l’opportunità di stabilire relazioni significative.

I social media sono l’epicentro della fruizione online 

Insomma, i giovani e la cultura rappresentano un connubio che si sviluppa tra online e offline, e disegna un panorama con molte opportunità.

Lo studio rileva, ad esempio, come i social media siano diventati l’epicentro della fruizione online, creando connessioni virtuali che si trasformano in autentiche community durante gli eventi live.
Progetti digitali e content creator diventano quindi punti di riferimento fondamentali per i giovani, grazie alla cura dei contenuti, a un approccio imparziale e un linguaggio accessibile.

Il nuovo paradigma culturale offline pertiene ai Festival

L’analisi sottolinea, poi, come i giovani stiano cercando un nuovo approccio culturale. In questo scenario, per gli appartenenti alla Gen Z i Festival rappresentano la soluzione ideale, poiché assumono il ruolo di nuovi spazi (che possono essere sia aperti sia chiusi) dedicati alla condivisione, alla crescita e allo scambio.

Negli ultimi 3, 5 anni, più del 35% degli italiani ha partecipato a un Festival, con una predominanza dei più giovani rispetto agli over 40.
Siamo di fronte a un autentico cambiamento nel paradigma culturale, destinato ad abbracciare sempre di più le nuove tecnologie per un concetto di quotidianità ancora più connessa.

Per la cultura si apre un nuovo capitolo grazie alla Gen Z

Guardando al futuro, la cultura diventerà sempre più un motore di crescita e un collante sociale, con il Festival destinato a cambiare radicalmente forma. L’ideale sarà un evento itinerante, che coinvolgerà speaker provenienti dal web, presentando brevi interventi in stile ‘Ted Talk’ (‘Ted’ sta per Technology Entertainment Design. Ted Talk è una serie di conferenze), e offrendo laboratori tematici.

Insomma, si sta aprendo un nuovo capitolo, in cui la cultura si evolve con il contributo fondamentale delle nuove generazioni e della loro connessione sinergica tra il mondo online e offline.

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La COP28 Dubai 2023 conferma la paura per il Climate Change

La 28sima Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite, conosciuta anche come COP 28, si inserisce nell’ambito della convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC, United Nations Framework Convention on Climate Change). Quest’anno la COP 28 si tiene a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023.

In un mondo che sta affrontando conseguenze sempre più gravi legate al cambiamento climatico, la COP28 assume un ruolo centrale nel cercare soluzioni e impegni concreti per affrontare la crisi ambientale.
Ma da una ricerca Ipsos condotta in 31 Paesi emergono dati allarmanti. A causa della frequenza e gravità degli eventi meteorologici estremi, il 57% della popolazione mondiale riferisce come la propria area di residenza sia stata colpita dal cambiamento climatico.

L’impatto sulla popolazione

Non stupisce che l’Italia, dopo un anno devastante in termini di danni ambientali dovuti a temperature record e alluvioni, sia tra i Paesi che si dichiarano più colpiti, con due persone su tre personalmente impattate dal cambiamento climatico.

Nei prossimi dieci anni il 71% della popolazione globale prevede un impatto significativo, con un allarmante 88% in Corea del Sud. Tra i Paesi più preoccupati troviamo l’Italia, dove quattro persone su cinque non vedono un orizzonte roseo.
Per i prossimi 25 anni la prospettiva di sfollamento coinvolge il 38% della popolazione globale, con punte al 68% in Turchia e 61% in Brasile.

Preoccupa anche l’informazione carente

La carenza di informazioni adeguate sul cambiamento climatico emerge come una preoccupazione diffusa.
Il 59% degli intervisti globali ritiene che i governi non forniscano informazioni sufficienti, mentre il 61% pensa lo stesso per le aziende. In Italia questi dati salgono al 66%, sia per il governo sia per le aziende.

A livello globale, in media solo il 24% crede che i mezzi di informazione rappresentino accuratamente gli impatti del cambiamento climatico, mentre per il 42% sono addirittura sottovalutati.
L’Italia si distacca, anche se di poco, dalla media globale dimostrandosi più critica verso il servizio svolto dai mezzi di informazione. Il 57% pensa che il sistema informativo sottostimi gli effetti del cambiamento climatico.

Agire si può?

La mancanza di informazioni trasparenti ha alimentato la sfiducia pubblica. La COP28 si svolge in un contesto in cui la fiducia nei confronti delle azioni governative e aziendali per affrontare il cambiamento climatico è bassa.
Infatti, passando in rassegna le azioni concrete messe in campo, a livello globale solo il 36% degli intervistati ritiene che il proprio governo stia lavorando duramente per affrontare le conseguenze del climate change.

In 21 dei 31 Paesi esaminati, tra cui l’Italia, più della metà della popolazione ritiene che il proprio governo non faccia abbastanza per combatterlo.
È evidente, quindi, la richiesta per una leadership politica globale più incisiva e impegnata per raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti a livello internazionale.